Cerca nel blog

lunedì 23 settembre 2013

Bar mitzvah

Rituali


Cortometraggio del 1993, diretto da Duddel Kravitz.

1.    Primo piano di un dito rugoso che guida la mano di un ragazzo tredicenne lungo le lettere di un libro di preghiere ebraico.
2.    Nonno Cohen è seduto al tavolo della sala da pranzo con Bernard, il nipote, e gli insegna le melodie della Torah. NARRATORE: Più antico delle rive del Nilo, non così crudele quanto il rito della circoncisione presso gli Zulù, e più intricato di un fiocco di neve è il bar mitzvah...
3.    Nella sinagoga, Bernard, in piedi, osserva l'arca santa. Sue reazioni. CORO: Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno.
4.    Nonno Cohen, con indosso uno scialle da preghiera, porge la Torah a Mr Cohen, che la passa al figlio. NARRATORE: Di generazione in generazione, anni e anni prima della nascita di Cristo...

5.    Primo piano di un bambino che viene circonciso. NARRATORE:... e nei secoli il bambino ebreo di otto giorni è stato accolto nel suo popolo con il sangue. Tam-tam in sottofondo. Sempre più forte.
6.    (Montaggio) Lampi. Danza tribale africana. Fuoco nella giungla. Stuka in picchiata. Una gara di ballo a ripresa accelerata. Una vacca macellata. Fuochi d'artificio contro il cielo notturno. Altre danze africane. Torrenti di pioggia. La pubblicità capovolta dei reggiseni Maidenform. Sangue schizzato contro un vetro. Un leone ruggisce. Tamburi a tutto volume. Silenzio.
7.    Lenta dissolvenza fino a un primo piano del viso di Bernard Cohen illuminato dal sole del mattino. NARRATORE: Questa è la storia di uno di quei bambini ebrei, e di come, all'età di tredici anni, venne infine accolto come membro adulto della sua tribù.
8.    Ancora stacco sul primo piano di una circoncisione.
9.    (Montaggio) Fulmini. Primo piano della testa del David di Michelangelo. Danza tribale africana. Primo piano di un avviso contro le malattie veneree in un orinatoio pubblico.  Soldati in marcia, ripresa accelerata. Nuovo primo piano di circoncisione. Inquadratura rovesciata di una mano sul seno di una donna.

Un cortometraggio davvero particolare, una bomba!


musica appropriata: Jane's addiction, Ritual de lo habitual

giovedì 19 settembre 2013

Hahithalfut (The exchange)

Perturbanti spaesamenti


Film israeliano del 2011 diretto da Eran Kolirin.

Oded torna a casa in un orario per lui insolito. Tutto gli sembra estraneo, nuovo. Mai visto. Si sente come quando tornava malato da scuola e tutto aveva un aspetto diverso. Questo sconvolge la sua vita, inizia a trascurare il lavoro, la famiglia. Osserva tutto con occhi diversi, come fosse la prima volta.

La luce simile a farina, bianca, opaca, dava ai contorni delle cose un'apparenza tremolante. Oded fissa il soffitto e segue le linee di una piccola crepa che corre in basso sul muro. Ha dei brividi. Si rannicchia sul pavimento freddo, come una cosa. La stanza si ingrandisce, illuminata da un raggio di sole, lui guarda tutto come fosse un turista, sotto una luce diversa. Percorre il corridoio, dà uno sguardo ad ogni stanza. Addormentata nel letto una giovane donna. La osserva a lungo. Dovrebbe essere sua moglie, ma non ne è completamente sicuro. Non la sveglia. Ripercorre il corridoio, chiude silenziosamente la porta ed esce.
Camminando per la strada, lascia scorrere le dita sui muri di pietra, strisciando le mani fino a scorticarle e leccandosi il sangue. Ha uno sguardo vuoto, perso chissà dove. E cammina.


Secondo Freud "il perturbamento nasce quando in un oggetto o in una situazione si uniscono caratteristiche di estraneità e familiarità". Una situazione anche insignificante, che esula dalla solita, noiosa routine, può incrinare di botto tutte le sicurezze di una vita, sconvolgendola. Oded, che incappa in una simile disgrazia, dapprincipio osserva il proprio mondo abituale con uno sguardo alieno, in una specie di estasi contemplativa. Contemplativa sì, ma anche distruttiva, perché, adottando una specie di cartesiano dubbio metodico esistenziale, tutto viene messo in discussione. La sua vita scarrozza dai soliti binari, più o meno ben tracciati. Non ha nessuna certezza. Può solo sperare che l'azione abrasiva, erosiva abbia termine e alla fase contemplativa distruttiva sopraggiunga quella costruttiva. Su nuove e più solide basi.


7,5/10
 Hahithalfut
(2011) on IMDb


musica appropriata: Tinariwen, Chatma


mercoledì 18 settembre 2013

Daisy Diamond

La bambina che non c'era


Film danese del 2007 diretto da Simon Staho.

Anna ha un sogno: fare l'attrice. Per questo si sottopone a continui provini.  Ma il mondo del cinema è spietato, ottenere una parte è difficile, ancora di più se sei una madre single di una bambina di 4 mesi in continua crisi di pianto. Anna non sopporta più questo incessante pianto disperato. Ma la bambina è reale o è solo parte della recita infinita che è la sua vita?

Un pianto lamentoso, irritante, ad elevata, insopportabile tonalità.  Incessante. Di giorno, di notte, col sole o con la pioggia, non si ferma mai. Un pianto che spezza i timpani, che urta i nervi. Vorresti solo cessasse. Una volta per tutte. Per sempre.

"Volevi essere una madre. Hai avuto paura quando non potevi più tornare indietro, terrorizzata dalla responsabilità. Terrorizzata di perdere il teatro, impaurita dal corpo che si gonfiava. Ma hai continuato ad interpretare la tua parte, quella di una giovane madre in attesa. Hai tentato varie volte di abortire, ma quando hai capito che non potevi più far niente, hai odiato il bambino, hai desiderato che morisse. Quando infine è nato, lo hai guardato con repulsione e hai detto fra i denti: "Muori, ti prego. Muori, subito. Adesso. Ora. Muori, ti supplico!".


I personaggi di cui Anna deve recitare la parte si confondono sempre con la sua vita vissuta; in questo contesto è difficile, se non impossibile, districare questa matassa dove il vero, l'immaginato, il vissuto, il recitato si aggrovigliano inestricabilmente. A confondere ancor più le acque anche il film che Anna guarda incessantemente, "Persona" di Bergman, un film dove la confusione e sovrapposizione di ruoli tra paziente ed infermiera è totale e dove il racconto di un infanticidio in seguito ad una maternità indesiderata ha un ruolo cruciale.
Anche la lenta, inesorabile discesa agli inferi della giovane attrice, che passa da provini per cinema impegnato al porno ed infine alla prostituzione, non è mai chiaro se sia una vera via crucis  o soltanto una finzione, una recita. Dolorosa, realistica, ma sempre una recita. Ad uso e consumo del pubblico pagante o soltanto per placare i propri sensi di colpa? Sensi di colpa vissuti in prima persona o soltanto da un personaggio interiorizzato in maniera perfetta? E, alla fine, quando finalmente riuscirà a vendere i diritti della propria storia, quale personaggio Daisy/Anna/Elisabeth interpreterà?
Forse, però, è una lettura personale e sballata del film. Meglio, sicuramente, leggere qui.

8,5/10
 Daisy Diamond
(2007) on IMDb


musica appropriata: Spectral, Sob story



giovedì 12 settembre 2013

Caterpillar

Conati


Film giapponese del 2010 diretto da Kôji Wakamatsu.

Il tenente Kurokawa  ritorna al suo villaggio dopo essere stato ferito durante la guerra. Torna mutilato orrendamente, senza braccia né gambe, ridotto ad un vegetale. Sua moglie dovrà curarsi di lui, eroe di guerra. Ma è davvero un eroe?

"Pronto? Shigeko?" Sì, sono io". "Ciao, cara. Ho saputo per vie traverse, diciamo così, che  oggi è tornato tuo marito, Non sei contenta?" "Contenta? Che dici! È tornato senza braccia e senza gambe, sfigurato, muto e quasi sordo. Dovrei essere contenta? Sei scema?" "Va bene, ma almeno è tornato! Deve essere bello saperlo a casa, dopo tutto questo tempo" "Sì, forse hai ragione, adesso, visto come è ridotto, non potrà più picchiarmi, insultarmi, violentarmi, schiaffeggiarmi per un nonnulla. È bello saperlo a casa! Quando mi hanno dato la notizia, per l'emozione ho vomitato in un'aiuola del municipio. Poi ho vomitato poco distante, accanto al ristorante vietnamita. Così ho chiamato un risciò. Ho vomitato anche dentro il risciò." "Ti capisco, fa bene liberarsi ogni tanto! Ma almeno sarai contenta, adesso che è un eroe di guerra, carico di medaglie, adesso che è il dio della guerra?"
Si sentono rumori come di liquido gorgogliante, poi un rumore più forte, come un'esplosione (vomito a getto?) Poi più niente.

Un film sulla atrocità della guerra, di qualsiasi guerra. E sulla ipocrisia delle retorica militarista. Tratto da un racconto di Edogawa Rampo. Wakamatsu confeziona un film estremo ma, purtroppo, estremamente didascalico, in cui i continui flashback risultano davvero fastidiosi. La società giapponese, con il suo confucianesimo reazionario, maschilista, troppo ancorato alle tradizioni, non ne esce granché bene.

7/10
 Kyatapirâ
(2010) on IMDb


musica appropriata: Valeska Gavotte, The Pergola reprise

martedì 10 settembre 2013

The taste of tea

Una vita tranquilla


Film giapponese del 2004 diretto da Katsuhito Ishii.

La vita di tutti i giorni della famiglia Haruda, una famiglia giapponese come tante, forse solo un po' eccentrica. Ma forse è salutare affrontare i problemi quotidiani con il sorriso sulle labbra.

Nelle pigre ore pomeridiane gli alberi proiettano ombre corte, dal cielo viene una luce asciutta, e tutto smuore in un languido torpore. Il luogo sembra oppresso da un totale silenzio, rotto solo ogni tanto dal fruscio lieve di una brezza tra le fronde degli alberi.
Sachiko, imbronciata, guarda con risentimento la copia gigante di se stessa che è apparsa dietro la collinetta. Da tempo cerca il modo per farla scomparire, non è bello sentirsi sempre osservata! Però fa finta di niente e concentra la sua attenzione sul fratello Hajime. Perché mai sembra guardare il nulla? Sembra ipnotizzato. Deve essere ancora innamorato. È sempre innamorato!
Hajime non si accorge dello sguardo concentrato e un po' schifato della sorella, tutta tesa nello sforzo di leggergli i pensieri, e osserva meravigliato la danza scomposta, surreale di nonno Akira. È uno spettacolo: fa dei gesti strani, ogni tanto solleva una gamba, ogni tanto schiocca le dita. Sembra un piviere alieno, un uomo uccello non di questo mondo. Starà provando la coreografia per la sua stupida canzoncina: Yama yo.  Domani dovrà registrarla. Non pensa ad altro. Nella sua testa deve ronzare uno sciame di pensieri contraddittori, ma, nonostante tutto, sembra colmo di riconoscenza e affetto per il mondo. E sorride.

Un film lieve lieve, colorato, eccentrico. Può ricordare i film della Ogigami. Unico difetto: un po' lungo (143 m.), una sforbiciatina non avrebbe nuociuto.

7,5/10
 Cha no aji
(2004) on IMDb


musica appropriata: Little temple, Yama yo (colonna sonora)


domenica 8 settembre 2013

Tabu

Una spina nel cuore


Film portoghese del 2012 diretto da Miguel Gomes.

Pilar è una donna impegnata in cause civili ed è sempre preoccupata della sorte altrui per innato altruismo. In questo momento la solitudine di Aurora, sua anziana vicina di casa, la angustia. Vorrebbe fare qualcosa. Alla morte dell'anziana signora, Pilar viene a conoscenza di una tormentata storia d'amore che ha sconvolto la vita di Aurora e del suo passato in Africa. Tra coccodrilli e caccia grossa.

"Sotto la pioggia o il sole rovente, una creatura malinconica attraversa giungle e savane desolate. Niente sembra spaventare l'intrepido esploratore che avanza seguito dal suo contingente di uomini. La sua è una spedizione scientifica, ma è il cuore, il muscolo più insolente, a spronare la sua marcia. Povera triste creatura malinconica. Sta fuggendo dalla sua terra, vuole arrivare ai confini del mondo dove l'eco della sua tragedia sembri meno percepibile. Vuole fuggire dal luogo che vide morire la sua sposa adorata, vuole sconfiggere la morte inesorabile. Taciturno e malinconico, avanza per quelle lande inospitali. Ogni tanto, per qualche insondabile mistero, gli appare nitidamente colei che amava, con il vestito che indossava prima di morire e che ora avvolge i suoi resti mortali. L'apparizione, spietata, gli si rivolge sempre con queste parole: "Puoi andare lontano finché il fiato ti accompagni, ma non potrai sfuggire al tuo cuore. Mai". "Allora morirò, se questo è il mio destino", ripete ogni volta lui, rassegnato.
Cammina cammina arriva finalmente dove sa bene che incontrerà il suo destino: un fiume placido dalle acque torbide, dove un coccodrillo aspetta paziente. L'intrepido e malinconico esploratore si tuffa; i suoi uomini assistono all'orrore senza poter far nulla. Il destino  è il destino, si sa!
Da allora qualcuno racconta di aver visto un coccodrillo triste, malinconico accompagnato da una donna vestita all'antica. Una coppia inseparabile che neanche la morte può sciogliere."

Un film magnifico, diviso in due parti. La prima ambientata nella Lisbona dei nostri giorni e che racconta della vecchiaia e della solitudine disperata di Aurora, della sua eccentricità velata di mistero. La seconda parte è ambientata in Africa, ai tempi della giovinezza di Aurora. Il film qui cambia completamente registro, omaggia il cinema di Murnau, si innalza, si eleva,  tocca vette oniriche, poi plana rarefacendosi in un bianco e nero sfolgorante. Un capolavoro, in poche parole!

10/10
 Tabu
(2012) on IMDb


musica appropriata: Ramones, Baby I love you! (colonna sonora)