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venerdì 22 febbraio 2013

Attenberg

Teen movie?


Film greco del 2010 diretto da Athina Rachel Tsangari.
Il cinema greco è da un po' di tempo a questa parte capace di stupire. Registi come Lanthimos, Costas Zapas, Makridis, Economidis ormai spopolano nei festival internazionali.
Attenberg è un film strano, da amare incondizionatamente o da odiare profondamente. 
Per riuscire ad amarlo bisogna entrare nella psicologia di Marina, la strana ragazza protagonista.
Una disadattata, senza relazioni sociali, che guarda gli altri esseri umani come un etologo osserva il mondo animale, che sembra curiosamente carente di un istinto primario, fondamentale, il "nostro senso segreto", il senso di noi stessi: la propriocezione. È solo grazie ad essa che noi avvertiamo il nostro corpo come nostro, come nostra proprietà, Cosa è più importante per noi, ad un livello elementare, del controllo e del funzionamento del nostro essere fisico? Dovrebbe essere automatico, inconscio quel flusso sensorio continuo proveniente dai nostri muscoli e che ne controlla la posizione, il movimento, in modo automatico e per noi inconsapevole. 
Marina, invece, si muove a scatti, goffamente, come non percepisse il proprio corpo ma imitasse il comportamento di qualcun altro. Essere umano o animale, non importa. Tipico caso di aprassia motoria, anche se in forma lieve.
E manca anche di altri istinti primari, che non sono culturalmente trasmessi, come l'istinto sessuale. Il suo distacco anaffettivo è paradossale, come del resto paradossali sono tutte le sue manifestazioni esteriori, compreso anche il suo linguaggio. Lei parla come un libro stampato, con frasi spesso prive di senso,  sterili e impersonali; sembra ancorata alla prima fase dello sviluppo: quella del linguaggio egocentrico, con uso frequente di ecolalie (come nei disturbi autistici o nella sindrome di Tourette), e monologhi interminabili. Lontana sembra ancora la fase successiva, la normale evoluzione del linguaggio come interazione sociale.



Non è chiaro se questi deficit siano da attribuire alla mancanza di una figura materna o ad una infanzia traumatica. Lei sembra nata ieri, a 20 anni, improvvisamente. Come sbucata miracolosamente fuori da un cavolo. Come un novello Zelig, lei imita. E si costruisce una visione del mondo tutta sua; inimitabile, però. Eccentrici anche tutti gli altri personaggi di contorno: il padre, ammalato terminale, che giudica il XX secolo come sopravvalutato e desidera essere cremato perché il suo corpo, non più cibo per vermi, sia da nutrimento ai pesci dell'Egeo, o la sua unica amica, Bella, che sogna alberi di cazzi, si diverte a sputare dalla finestra o ad imitare il passo dell'oca con l'amica Marina.
Non so se sia un film politico, qualcuno lo ha visto come una bizzarra allegoria della situazione greca odierna, potrebbe anche essere, ma mi sembra un po' forzato.
Non tutti hanno apprezzato questo film, tanti, non immedesimandosi nel personaggio, si sono annoiati. Esemplare ad esempio la reazione di questo un po' sprovveduto utente di niente popcorn.
Questo è uno dei film che si ama o si odia. Impossibile rimanere indifferenti dopo la visione di un simile pastrocchio. Io l’ho odiato, profondamente. Mi ha irritato; non mi sono per niente immedesimato nelle menate semi autobiografiche della protagonista, nel suo disturbato approccio al sesso, nella sua eccentricità stereotipata. Uno di quei film prodotti per colpire le giurie dei festival, anni luce dal meraviglioso Kynodontas (prodotto dalla regista). Anche la colonna sonora con brani dei Suicide (Alan Vega, per me, è uno dei personaggi più sopravvalutati del rock anni 70) mi ha sfiancato.
Io invece ho amato Attenberg, e mi sono, come dire, affezionato alla sua protagonista, anche se non proprio immedesimato.       

7,5/10   
Attenberg (2010) on IMDb     

musica appropriata: colonna sonora del film
 

11 commenti:

  1. Recensione da oscar! A parte gli scherzi, ho apprezzato la parte del non-so, del non-detto :)

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    1. Sì, è quella la parte migliore delle mie elucubrazioni. Quella più chiara ed esaustiva. Indubitabilmente. :)

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    2. Ci ripensavo oggi, può essere che il fulcro del film sia l'incesto? Nella parte centrale del film lei sembra desiderare suo padre, e per non "peccare" deve smettere di vederlo incarnato, reale (lo immagina pure senza pene!). Banalizzando in modo antipatico, il film sembra costruito su due piani: l'inizio sessuale (cogli sviluppi) e la fine, dove prevale l'elemento Morte e il sesso è relegato in secondo piano: al centro, il padre e la figlia (coll'annesso fenomeno di Cassandra in agguato). Sarebbe interessante approfondire i documentari di Attenborough, ma - ad occhio - le scene che venivano mostrate alla tivù e quelle che lei imitava ora col padre, ora da sola, ora con l'amica sembravano tutte esplicitamente "vitali" - la lotta per il territorio, la morte del capobranco, cui naturalmente segue una nuova vita per il successore &cc. Forse è un po' forzato, ma magari Attenborough è proprio quello che collega Eros & Thanatos non nel film, rappresentando quindi la vita.

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    3. Sì, tra i due c'è sicuramente una specie di rapporto edipico, che un po' condiziona Marina, che fa sì che il suo rapporto con l'altro sesso sia così ambivalente. Prova repulsione ma ne è anche attratta. Anche per me è un aspetto fondamentale.
      Per quel che riguarda il sesso, il mondo occidentale ha sempre avuto una visione un po' distorta. Eros e Thanatos, peccati e tabù sempre dietro l'angolo. Sarà un atteggiamento ereditato da chissà chi o cosa, forse, non so.

      Sono bellissimi i documentari di sir Richard; sì, meritano un approfondimento. Ma, probabilmente, in natura, nel mondo animale il concetto di morte è radicalmente diverso dal nostro, forse antitetico al nostro. Nel senso che non credo ci pensino più di tanto. Cercano di vivere, o sopravvivere. Il resto, se un resto c'è, non conta.

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  2. Io questo film l'ho odiato profondamente...mi ha proprio irritato, mi è sembrata una rielaborazione di grana molto grossa del discorso sul linguaggio traslato fatto da Lanthimos sia in Kinetta che in Kynodontas ( ed anche nel recente Alps):)

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    1. Sì, non sei il solo. Io l'ho visto con 5 amici. È piaciuto solo a me. Gli altri lo hanno proprio detestato.
      Sì, rispetto ai lavori di Lanthimos è altra cosa. Però, mi è piaciuta l'originalità della protagonista.

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  3. E' fuori da ogni dubbio che Lanthimos sia ad un livello nettamente superiore, comunque Attenberg non mi è dispiaciuto affatto.
    Come ho scritto anche su Mesa Sto Dasos nel mio blog, questa nuova ondata di cinema greco è inevitabilmente visione da odiare o amare, le vie di mezzo sono minime. Le persone che storceranno il naso saranno molte.

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  4. Sì, Lanthimos è senza dubbio di un altro pianeta (e recita pure bene, tra l'altro).
    Ho letto con piacere il tuo post su Mesa sto dasos (che non conoscevo, come non conoscevo il film di Marinakis che hai citato),ma ho visto recentemente un film di Costa Zapas e sono d'accordo: questo nuovo cinema greco è un cinema senza vie di mezzo.

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  5. Bravo, su Black Field di Marinakis prima o poi devo scrivere qualcosa, penso dovrebbe piacerti, se hai l'occasione recuperalo perchè merita ancora più di Mesa.. Tra l'altro l'attore protagonista è quello che fà il fratello in Kynodontas. Costa Zapas non lo conosco, che film mi consigli di lui?

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    1. Si, di Black Field, però, non sono riuscito a trovare i sottotitoli in italiano. Se non è troppo verboso, potrei anche vederlo con i sub inglesi.
      Di Costas Zapas ho visto soltanto Mikres eleftheries, ma non mi azzardo a consigliartelo, potrebbe non piacerti. E' un film che dire crudele o rude è usare degli eufemismi. Il voto su imdb è indicativo (2,4). L'hanno visto soltanto in 44 e i voti sono 1 o 10. Senza vie di mezzo, o quasi.

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    2. In effetti i sub ita non si trovano, pure io l'ho visto con quelli inglesi, ma con un pò di pazienza riesci a starci dietro, vai tranquillo.
      Eh ma se sul film di Zapas mi dici stè cose mi invogli proprio a vederlo :)
      Non ti far problemi, nel cinema estremo ho incassato di tutto!

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