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mercoledì 19 marzo 2014

Borgman

Il diavolo, probabilmente


Film del 2013, diretto dall'olandese Alex van Warmerdam, presentato a Cannes in concorso.

"Nella camera da letto, l'ospite non era più solo: nella seconda poltrona stava seduto quel tipo che gli era parso di intravedere in anticamera. Adesso lo si vedeva distintamente: baffi a penna, un vetro degli occhiali luccicava, l’altro non c'era. Ma scoprì cose anche peggiori: sul pouf della gioielliera stava sdraiato in una posa disinvolta un terzo essere, e precisamente un gatto nero di dimensioni paurose, con un bicchierino di vodka in una zampa, e, nell'altra, una forchetta, su cui aveva già infilato un fungo marinato.
La luce già debole della camera da letto si offuscò ancora di più «Ah, è così che si impazzisce...», pensò, e si afferrò allo stipite della porta." MAB












Quanto tempo è necessario perché una normale famigliola benestante ceda alle lusinghe del male? qualche ora? qualche giorno? una settimana? In fondo è solo questione di tempo, il risultato è scontato.
Il male in questo caso ha le fattezze di Camiel, un ometto cencioso, magro magro, con i lunghi capelli arruffati e con una bella barbetta che si liscia in continuazione. Nei periodi di "inattività" rimane in stato letargico in una tana scavata nel bosco. Ha  un team di collaboratori: due uomini e due donne. Affidabili, efficienti, incorruttibili. Insomma, una vera squadra, che si libera, senza nessuna difficoltà alcuna, di ogni ostacolo che le si presenta davanti. Obiettivo finale:  impadronirsi di anime innocenti.
La famigliola che Camiel ha preso di mira non si presenta male: il marito arrivista e violento, la moglie artista e scontenta, tre bimbi biondi. Con bella baby sitter al seguito. Potrebbe sembrare una trama alla Teorema di Pasolini, ma qui il sesso viene evitato come la peste e, dopo un po', tutto prende una piega grottesca, lieve, spesso divertente ma in definitiva un po' scontata e superficiale.











Scena clou: Camiel, dopo aver finito di realizzare il giardino più triste che si sia mai visto, organizza per i suoi "datori di lavoro" uno spettacolino paradossale: alla fievole luce di un riflettore i suoi collaboratori danzano, anzi si contorcono, in modo che definire sgraziato è riduttivo. Dopo qualche interminabile minuto di questa coreografia, la più giovane del gruppo si tira dietro due cartelli con sopra scritto: "Io sono, noi siamo". Manca il terzo cartello, ovviamente. L'ennesima presa per i fondelli del regista agli spettatori tutti.




6 commenti:

  1. Bombus, finalmente sei tornato! Si sentiva la tua mancanza. Il film, purtroppo, non l'ho visto, ma la trama, per quanto alla fine risulti superficiale e scontata, mi attira. E' un horror?

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    1. Sì, è stato un viaggio lunghissimo. Il cinema mi è mancato molto.
      No, non è un horror, per niente. È un film strano, un po' scontato, sì, ma piacevole. Si può guardare, insomma.
      da oggi mi cimenterò in film più impegnativi.

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  2. mi unisco a Yorick nelle felicitazioni per il tuo ritorno!!! Anche a me il film attira parecchio...Horror o qualcosa tipo La quinta stagione? Oppure Teorema?

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    1. Ciao, bradipo, grazie, davvero.
      No, sicuramente non è un horror, anche se è un film obiettivamente difficile da catalogare: a me è sembrato una specie di parodia di film come Teorema che trattano temi simili

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  3. Hey carissimo, bentornato!
    E ritorni con un film che mi ero segnato da tempo, proprio dalla programmazione di Cannes e la cui trama aveva immediatamente attirato la mia attenzione. Sono contento per due cose: 1) che sei nuovamente attivo e quindi mi aspetto filmoni! 2) Che ora, in qualche modo si possa recuperare questo "Borgman"...:D

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    1. Ciao Frank, grazie.
      Borgman, è vero, mi ha lasciato perplesso, però a mia moglie è piaciuto tantissimo (è riuscita anche a non addormentarsi).

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