Il cavallo fuori stagione
Film belga del 2012 diretto da Peter Brosens e da Jessica Woodworth.
In un piccolo villaggio delle Ardenne l'inverno respinge ogni tentativo della primavera di farsi largo. I semi, nella terra gelata, non germogliano, le mucche non danno latte, la natura tutta non riesce ad uscire dal letargo invernale. Ben presto comparirà la fame. Quella vera.
Iniziò tutto in una remota landa ai confini del mondo. I tarli si zittirono improvvisamente, Smisero di nutrirsi, rinunciarono a vivere, preferendo il silenzio della morte. Poi anche il cavallo rifiutò il cibo. Qui da noi l'epidemia si è sbizzarrita: l'inverno rifiuta di andarsene. I rami degli alberi cominciano a cadere esausti, le galline stramazzano al suolo col collo storto, i galli si rifiutano di cantare perché sanno già che gli uomini indosseranno la maschera della meschinità; il loro cuore si essiccherà proprio come la terra che fino a quel momento hanno coltivato e che ora si rifiuta di germogliare. I bambini diventano violacei mentre giocano e cadono addormentati come se avessero preso un sonnifero. Alcuni non si sveglieranno più. Chi può, come gli imenotteri, fugge lontano e non tornerà. Tutto è stravolto, niente sarà come prima. Il benessere accumulato negli anni scomparirà al primo schiocco di dita, il soffio del vento tacerà per sempre e i bisbigli si trasformeranno in grida.
Un film immenso, inaspettato rispetto ai, pur ottimi, Khadak e Altiplano. Le scene iniziali possono prendere in contropiede, può sembrare un film per schizzati (gustoso ugualmente, certo, ma allora avrebbe richiesto un altro tipo di attenzione), invece è riflessivo, pacato e, contemporaneamente, denso di attese trepidanti, disillusioni, inquietudini (la scena dove la ragazza sull'altalena perde sangue dal naso è degna del miglior film horror).
9/10

musica appropriata: Ólafur Arnalds-Kjurrt,..And They Have Escaped The Weight Of Darkness