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domenica 28 luglio 2013

Neprijatelj (The enemy)

Poveri diavoli


Film serbo del 2011 diretto Dejan Zecevic.

Una unità di artificieri ripulisce un campo minato nelle campagne bosniache. La guerra è terminata da pochi giorni, un trattato di pace ne ha decretato la fine. I soldati trovano, murato vivo in una fabbrica abbandonata, un uomo di mezza età. È in perfetta salute, non ha neanche bisogno di bere o di mangiare. Risponde educatamente ad ogni domanda e dice di essere "uno di loro". Ma tra i soldati si diffonde il sospetto che quell'uomo misterioso non sia una persona come tutti gli altri.

L'avevano portato all'alba. E adesso che il sole era già alto era ancora lì, in attesa. Era calmo, educato, rispondeva a tono e sembrava non aver bisogno di niente. Neanche di bere o di mangiare. Chissà perché sapeva con certezza che non l'avrebbero ammazzato, aveva una gran voglia di vivere, come la può averne uno che è appena resuscitato. Tutti ne avevano paura, lo chiamavano diavolo, dio, demiurgo e dicevano che se lo avessero ucciso sarebbe scomparso anche il mondo, che lui aveva creato. Ma se era un diavolo, era davvero un povero diavolo.

È salutare non farsi mai esami di coscienza, pensare che il male ti attraversi senza contaminarti, che la colpa di tutto sia sempre da addebitare ad altri, umani o non. 
È l'atteggiamento di chi campa cent'anni. In salute e senza problemi. In fondo cos'è la guerra, se non un ottundimento delle coscienze, un offuscamento del raziocinio, un adeguarsi al branco dominante? La colpa è solo collettiva, un povero diavolo non ha nessuna responsabilità.
Un film che, nonostante le buone premesse, si inceppa, si intoppa. In definitiva una occasione sprecata.

6,5/10
 Neprijatelj
(2011) on IMDb


musica appropriata: Clap your hands say yeah, Satan said dance

4 commenti:

  1. Mi piace moltissimo il cinema serbo, specie quello degli anni Settanta, quando la censura era coercitiva e il simbolismo era l'unica maniera per sviarla, ma era un simbolismo onirico, per nulla sfarzoso o ingenuamente criptico (come l'ultimo Lynch, per intenderci). Questo, probabilmente, lo passerò, ma mi hai fatto tornar voglia di serbi, grazie.

    Bellissima e condivisissima riflessione finale, comunque ;)

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    1. Piaceva molto anche a me il cinema serbo di qualche decennio fa. Ricordo con molto piacere un film divertentissimo (anche se parla di guerra, anche in toni seri) Ko to tamo peva. La canzone dei due gitani vale da sola la visione. Mi ricordo che una volta mi consigliasti, lodandolo molto, Štićenik; penso sia arrivato il momento di vederlo :)

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  2. "In fondo cos'è la guerra, se non un ottundimento delle coscienze, un offuscamento del raziocinio, un adeguarsi al branco dominante?..." Condivido pienamente e sono d'accordo anche con Yorick riguardo al cinema serbo. Di quello anni '70 ho visto un pò di cose, su quello odierno invece devo ancora approfondire.

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    1. Lo stato iugoslavo investiva molto nel cinema, si giravano molti film, certo c'era la censura, ma la si poteva spesso aggirare (si potevano anche girare film contro il regime). Prima si giravano trenta film l'anno, adesso se va bene se ne girano otto, dieci (Irene Dioli). Finita l'era Paskaljevic, Manchevski o Kusturica non è che sia rimasto molto. Spero di venire smentito presto :)

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