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giovedì 7 marzo 2013

Infancia clandestina

Vie di fuga


Film argentino del 2011 diretto da Benjamim Ávila.

Argentina, Fine anni '70, Vileda, dopo un colpo di stato, prende il potere. I genitori di Juan tornano in Argentina, dove cercheranno di organizzare la resistenza, ma saranno costretti ad una vita clandestina, sempre con la paura di essere scoperti.

Dopo una pesante campagna di attentati, i Montoneros, nostalgici peronisti di sinistra, subirono una durissima repressione militare. La totale indifferenza della gente, stanca di questa catena interminabile di morti e sfiancata dal clima irrespirabile, fece sì che il movimento  fosse emarginato e alla fine annientato.


Mi chiamo Juan, ma per tutti sono Ernesto, Ernesto Estrada. Ho 12 anni, solo 12 anni, ma già conosco il dolore, la tristezza, la paura, la crudeltà e la morte. Io e la mia famiglia, braccati, inseguiti, siamo ombre nell'ombra, senza profilo, senza punti fermi, foglie morte nella corrente.

La mia vita era stata pressappoco quella che si può immaginare, non occorre spenderci troppe parole, è sufficiente un solo aggettivo: estraneo. All'amicizia, alla felicità, all'amore. Sì, anche all'amore.
Ma adesso, quando tutto è finito, adesso che non ho più legami di alcun tipo, voglio bruciare tutti i ponti, cancellare il passato. Così avrò finalmente un nome, il mio nome, "metterò la testa a posto, andrò avanti, già adesso non vedo l'ora, diventerò esattamente come voi, avrò un lavoro, una famiglia, il maxitelevisore del cazzo, la lavatrice, la macchina...., tirando avanti, lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirai".

Bel film, che racconta un periodo storico tormentato attraverso gli occhi di un bambino. Un bambino senza identità, che vede tutti i suoi affetti venire a mancare e che comincia a mostrare una certa insofferenza per questa vita perennemente in fuga, senza nessun punto fermo.
Candidato all'Oscar per l'Argentina, ha vinto anche il Goya come miglior pellicola latinoamericana.

7,5/10
Clandestine Childhood (2011) on IMDb


musica appropriata: Plantman, Whispering trees







4 commenti:

  1. anche questo ce lo annotiamo anche se la lista sta assumendo proporzioni bibliche...

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    1. Sì, è un bel film, come quasi tutti i film argentini che ho avuto la fortuna di vedere. Dall'Argentina (e dall'Irlanda) poche delusioni.

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  2. Il tema dell'identità è affascinante, probabilmente il perno del film, se inteso come film sulla rivoluzione, sulla dedizione a una causa (l'amore per una ragazza e per la patria). Nel week-end credo lo rivedrò giusto per questo, perché mi ha emozionato non poco come il ragazzino riuscisse a credere in qualcosa (v. l'alzabandiera) senza ancora avere ben chiara la propria identità. Curioso senz'altro il dualismo identità personale/identità di patria.

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    1. Ha colpito anche me questa strana identificazione. Per questo ho immaginato che Juan davanti al portone della nonna potesse già vedere il suo futuro: un cittadino modello, conservatore, reazionario, consumista, integrato... un argentino che vota Menem, e sogna gli Stati Uniti.

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