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martedì 28 maggio 2013

Qualcuno da amare

Rafflesia watanabii


Film iraniano del 2012 diretto da Abbas Kiarostami.

Akiko  è una giovane escort con un fidanzato geloso e possessivo. Con il suo mestiere si paga gli studi universitari e, spesso, accetta clienti anziani. Come il professore Takashi Watanabe, che prende subito in simpatia la ragazza, aiutandola, come può, nei suoi studi e nel suo burrascoso rapporto con il fidanzato. Ma le cose non andranno come il professore sperava.

Ho sperato, ci ho creduto con forza, ma alla fine devo gettare la spugna: prima o poi ogni essere umano precipita in una solitudine senza salvezza: annaspa, si dibatte, cerca di divincolarsi, ma dopotutto sarebbe saggio non muoversi affatto. È tutto inutile: la solitudine è il prezzo che dobbiamo pagare, che la vita ci impone. Non siamo nati per essere felici, forse della felicità ne percepiamo un fievole barlume. Tutto qui. E più il tempo passa, più ci addentriamo inconsapevoli in questa palude grigia,  tetra, in questa putredine in disfacimento.
Ci ho provato con quella ragazza ad annullare il tempo, ad ingannare me stesso, a spandere concime su questo albero moribondo. Ma, forse, lei non era la persona giusta: riusciva senza fatica a succhiare ogni forza vitale, come un fiore di rafflesia che introduce filamenti gelatinosi nella pianta ospite, assorbendone la linfa. Sì, lei era un fiore putrescente, meraviglioso ma marcio dentro. Attirava solo carogne. Proprio come me.

Dopo il disastroso Copia conforme, Kiarostami, in terra giapponese,  sforna un film con luci ed ombre. Un film in cui sembra "non salvarsi nessuno. Tutti sembrano prigionieri di se stessi".
Sicuramente un film elegante, ben confezionato, non commerciale, con un finale  aperto e un po' spiazzante.  Riuscito sicuramente il personaggio del professore Watanabe, un uomo anziano che, circondato da libri polverosi, conduce una vita  "fatta di telefonate senza risposta, comunicazioni interrotte e armonie infrante."

7/10
 Like Someone in Love
(2012) on IMDb


musica appropriata: Spectrals, Sob story

10 commenti:

  1. Mah, inizio a rendermi conto di dover leggere prima la parte finale che quella narrativa, che quasi mi convinceva a vederlo. Di "Copia informe", però, ne ho sentito parlar bene...

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    1. Io l'ho odiato, invece. Mi è sembrato inguardabile.
      Questo non è male, certo lontanissimo dai migliori, ma interessante e strano. In giapponese l'effetto è ancora più straniante: non sembra per nulla un film iraniano!
      Ho citato il drmabuse, la sua, sì, che è una recensione!

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  2. a me "Copia conforme" era piaciuto molto, sono due film simili, girati all'estero, non perfetti, ma con tanto non detto, chiedono la "complicità" di chi guarda.

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    1. Forse non era il giorno giusto per vederlo, ma ricordo di essermi annoiato molto. Sì, era girato in Italia, in Toscana mi pare, in un posto incantevole. Era un film "a tesi", il dover per dimostrare un concetto (filosofico, per giunta), ne faceva perdere in spontaneità, tanto da far sembrare tutto forzato, troppo cerebrale. Cosa che non succede in questa "trasferta" giapponese. Punti di vista, comunque.

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  3. mi hai consolato ne avevo letto anche malissimo e mi dispiaceva per uno come Kiarostami che mi ha dato una delle più grandi emozioni che ho mai provato al cinema ( il finale di Sotto gli ulivi)!

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    1. Bellissimo "Sotto gli ulivi", come anche "Dov'è la casa del mio amico" e tanti altri. Certo, qui non siamo a quei livelli purtroppo, ma il film merita almeno una visione.

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  4. Ne ho sentito parlare maluccio pure io, è anche vero però, che di solito le opinioni negative su certi tipi di film a me fanno l'effetto contrario, dunque è ora che mi decida a recuperarlo. Poi un Kiarostami non si rifiuta mai!

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    1. Già, un Kiarostami non si rifiuta mai. Vero, verissimo, anche se capisco che a tanti possa non essere piaciuto. Questa "trasferta" giapponese ha partorito un film strano, un ibrido inclassificabile.

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    2. Purtroppo l'effetto contrario questa volta non ha funzionato. Sono rimasto abbastanza deluso, come giustamente scrivi in risposta a Yorick, lo vedo anche io un Kiarostami ormai lontano dai tempi migliori. Il film recupera sicuramente nella seconda parte, ma poi ti inserisce quel finale... aperto ok, ma fin troppo spiazzante.

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    3. Proprio l'altro ieri ho visto "Dov'è la casa del mio amico?". Poetico, semplice, toccante e sincero. "Altra roba", non si possono neanche fare paragoni.

      Il finale aperto di quest'ultimo film, certo, spiazza, ma non fa che confermare il pessimismo sconsolante che anima l'intero film.

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