La scuola è appena finita e a Boulunnais, un piccolo villaggio affacciato sulla Côte d'Opale, non succede mai niente. I giorni d'estate sono sempre stati monotoni, niente che possa illuminarti la giornata o allargarti l'anima. Non basta certo sdraiarsi sulla spiaggia o sotto un albero a guardare le nuvole o una processione di formiche.
A Quinquin, un ragazzino dal naso da pugile e dall'anima nera, non resta che fantasticare ad occhi aperti, rimodellare la realtà che lo circonda e punire i colpevoli dei piccoli torti subiti, da lui o dalla sua bizzarra famiglia. Il piccolo demiurgo rimodella il suo mondo sonnolento a sua immagine e somiglianza. È un mondo infantile, senza sfumature, bianco o nero, buono o cattivo, popolato da mucche assassine (pazze ovviamente), cadaveri fatti a pezzi, improbabili poliziotti, funerali farseschi. Ed è un mondo semplificato, violento ma sicuramente non noioso.
Il piccolo Quinquin, con la sua inseparabile fidanzatina, osserva da spettatore partecipe la sua creazione. È sempre presente (come potrebbe essere altrimenti), ma ad una certa distanza. Al suo alter ego (il comandante Wan der Weyden), capita l'antifona, alla fine non resta che ridere.
Tutto si può dire di Dumont, nel bene e nel male, tranne che non sia un regista originale e spiazzante. Questa volta ha confezionato una commedia grottesca, visionaria, in cui fa la parodia di se stesso e dei suoi primi, fantastici film.
Non vedevo un film da più di un anno e non ne vedrò per altri dieci. Sono contento, stracontento, di aver scelto questo.
10/10