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domenica 31 marzo 2013

Il lato positivo

Ragni


Film americano del 2012 diretto da David O. Russell.

Pat dopo essere stato lasciato dalla moglie ha avuto un attacco di nervi ed è stato ricoverato in ospedale psichiatrico. La madre riesce a farlo uscire. Lui dovrà continuare il trattamento medico e obbedire alla ordinanza restrittiva che lo costringe a tenersi lontano dalla moglie. Non si lascia demoralizzare, pensa positivo ed è convinto che riuscirà a riconquistarla nonostante tutto. Un bel giorno incontra Tiffany, una ragazza che, come lui, soffre di disturbi bipolari e che sembra proprio la sua anima gemella.

Si affannava, si adirava, si agitava, andava su tutte le furie. E tutto per una donna che non lo amava, che non lo aveva mai amato.
Non era più possibile continuare così, quella ossessione lo avrebbe distrutto, annientato, fatto a pezzi.
Gli uomini sono come bambini indisciplinati, non capiscono che a volte la felicità che cercano affannosamente è a portata di mano, dietro l'angolo. Non riescono proprio a capirlo, corrono dietro a miraggi, a stupide illusioni. Si infiammano, ardono e poi bisogna raccoglierne le ceneri.
Dovevo fare qualcosa, bisognava che facessi qualcosa. Li avrei fatti incontrare, avrei tramato nell'ombra, con la pazienza di un ragno. Avrei fatto in modo che mio figlio fosse finalmente felice. Con la donna giusta.

Piacevolissima commedia  che mescola in perfetto equilibrio dramma psichiatrico,  romanticismo e commedia familiare. Si sorride, ci si commuove, ci si immedesima nei personaggi un po' sbalestrati, ci si diverte. Che chiedere di più?
Oscar come migliore attrice protagonista alla bravissima Jennifer Lawrence.


7/10
Silver Linings Playbook (2012) on IMDb


musica appropriata:  Zun Zun Egui, Fandango fresh

sabato 30 marzo 2013

Stellet Licht

Attese


Film messicano del 2007 diretto da Carlos Reygadas.

Johan ha sette figli, una bella moglie e fa parte della comunità mennonita messicana. Da tempo ha una relazione extraconiugale, nonostante sia ancora innamorato della moglie. Fare una scelta per lui è difficile. Informa della cosa gli amici e anche la moglie. Ma nessuno riesce a aiutarlo, né a condannarlo. Sta a lui prendere una decisione.

L'amore, quello vero, è paziente, sa attendere, non si scoraggia e alla fine trionfa! Così mi hanno sempre detto, così ho sempre creduto.
E ci credo ancora, perché riuscirò a sconfiggere quella serpe, quella zoccola tentatrice! Riuscirò a conquistarlo di nuovo. Tutto sarà come prima, come è sempre stato. Come è giusto che sia. Ma le mie armi sono spuntate, ormai, la lotta sarà dura e incerta.
Cosa resterà di me, della mia vita, se devo fare a metà dell'uomo che amo? Un uomo non si divide con nessuno.
Non posso sempre vivere in punta di piedi, da spettatrice passiva, non posso tirare avanti così, vegetando. Devo fare qualcosa! Non so cosa. Ma di una cosa sono sicura: mi si spezzerà il cuore!

I mennoniti sono una comunità protestante, discendenti dagli anabattisti olandesi sterminati nel 1535 a Münster. Sono un milione e 600 mila, sparsi un po' in tutto il mondo. Sono pacifisti integrali e vivono, di solito, in autarchia economica e culturale.

Il film si apre con un lunghissimo piano sequenza: il giorno che sta per arrivare, con le sue luci, i suoi colori, i rumori, i belati, i muggiti del bestiame. I suoni di una natura non ancora completamente domata e di una bellezza da lasciare senza fiato.
Un film che avevo da tempo dimenticato in un cassetto. La bella recensione di visione sospesa mi ha indotto a ripescarlo.

Ha vinto il gran premio della giuria a Cannes, ex equo con Persepolis.

9/10
Silent Light (2007) on IMDb


musica appropriata: Mazzy Star, Fade into you



martedì 26 marzo 2013

The bay

Isopoda

Film americano del 2012 diretto da Barry Levinson.

A Chesapeake Bay, nel Maryland, sono in corso i preparativi per la grande festa del 4 luglio, giorno dell'indipendenza. Ci sarà la premiazione di Miss carapace, l'abbuffata di granchi della baia. E non potranno mancare i fuochi d'artificio. Ma la natura, violentata, saccheggiata, avvelenata per troppi anni, giocherà un brutto scherzo agli ignari, stupidi e benestanti abitanti della baia.

Ho sempre sognato una vita libera, senza costrizioni. Eravamo rispettati un tempo, eravamo liberi e non parassitavamo nessuno. Il nostro dio non lo permetteva, era un tabù condiviso da tutti. Eravamo spazzini, utili a tutti e avevamo un rigido codice morale. Ricordo ancora di quando ero un embrioncino informe nella tasca ventrale di mia madre, di come ci contorcevamo, io e i miei mille fratelli, in quello spazio angusto, di come ci scambiavamo informazioni vitali con le nostre antenne. Si parlava di tutto, si rideva, ci si divertiva. Io avrei voluto conoscere l'oceano, avrei voluto vedere la grande barriera. Era il mio sogno. Ma i sogni, si sa, svaniscono in fretta. Un brutto giorno tutto è cambiato. È arrivata la puzza, la grande puzza. Tutto sapeva di merda. E anche noi siamo cambiati. In fretta. Perché ci si deve adattare, non ne puoi fare a meno. Adesso parassito un pesce, lo divoro pian piano. È, oltretutto, uno stupido; non abbiamo niente da condividere, niente di cui parlare. E mi fa anche schifo il suo sangue. Che vita grama! Se almeno non ci fosse questa puzza!



Un mockumentary consigliato dall'impagabile bradipo. Sicuramente nulla di originale, tutto già visto, però  è ugualmente un film godibilissimo, ben girato, che ti tiene incollato alla poltrona per 90 minuti. Senza stancare, senza annoiare. Levinson è sicuramente un mestierante di qualità.  Miss carapace, però, mi ha deluso. Scipita, appena appena salmastra!

7/10
The Bay (2012) on IMDb


musica appropriata: Juana Fe, La makinita

lunedì 25 marzo 2013

Liebster Award

 

Liebster Award



Impervie ardue visioni vince questo premio grazie al bradipo che mi ha premiato, inaspettatamente e incredibilmente.

Le regole del premio sono le seguenti:
1) ringraziare chi ha assegnato il premio citandolo nel post.
2) rispondere alle undici domande poste dal blog che ti ha premiato.
3) scrivere undici cose su di te.
4) premiare undici blog che hanno meno di 200 followers.
5) formulare altre undici domande a cui dovranno rispondere gli altri blogger.
6) informare i blog del premio.

Le domande del bradipo erano le seguenti:
1) Perché hai avuto in mente di aprire un blog? Non  potevi drogarti o ubriacarti come fanno tutti gli altri?
Come diceva sempre mia madre: "non ti fai mai mancare niente.."
2) Il tuo umore è mai influenzato dalle statistiche del tuo blog?
No, per fortuna. Se lo fosse, starei peggio di Berto, con il suo male oscuro.
3) Con quale attività paghi le bollette e quale lavoro avresti voluto fare?
Faccio l'apicoltore, e per ora mi sta bene; mi sarebbe piaciuto però fare l'oceanografo.
4) La tua più grande paura?
Rimanere solo, come un cane
5) Il disco, il film e il libro che ti porteresti sull'isola deserta.
Il libro: Grande sertao di Guimarães Rosa, il film: Scabbard samurai di Hitoshi Matsumoto, il disco: Animal collective  Strawbwerry jam. Ma questi li conosco già, mi porterei qualcosa di nuovo, di cui non so nulla.
6) Sempre a proposito di isola deserta, con chi ci vorresti trascorrere qualche mese, giusto per conoscersi meglio?
Questo non posso dirlo... potrebbe leggere
7) Il tuo sogno irrealizzabile?
Passare due anni in un atollo corallino a monitorare la fauna giorno per giorno, anche non retribuito.
8) Se tu fossi un politico e ne avessi il potere che cosa faresti come prima cosa?
Una radicale redistribuzione del reddito, una patrimoniale durissima. Farei piangere tante lacrime di coccodrillo.
9) Un film che ti sei sempre ripromesso di vedere e invece non lo hai mai fatto?
Satatango, di Béla Tarr. Ci provo ogni tanto, ma desisto subito. Non lo vedrò mai.
10) Il film che avresti voluto vedere ma non è mai stato realizzato?
Un film  tratto dalla notte del drive-in di Lansdale. Peccato poteva essere, in mani giuste, un film incredibile. Magari girato da Coscarelli.
11) A quale regista proporresti una sceneggiatura scritta di tuo pugno e perché (non vale dire perché lo adoro come regista)?
Al grande Aki Kaurismäki: è ironico, grottesco, non si prende mai troppo sul serio. Ed è bravissimo.
Adesso gliela spedisco.

Le 11 cose che su di me:
1) Adoro viaggiare, a piedi o in bici,
2) Sono siciliano e adoro le isole
3) Non sopporto il sangue, quindi, non vedo horror. Mi fatto stare male
4) Adoro Linux, il mondo open source. Anche se ogni tanto si impalla il sistema, non lo sostituirei mai.
5) Non mi piace il metal, ascolto pop alternativo e country
6) Leggo un libro a settimana
7) Adoro il cinema giapponese ed orientale in genere
8) Ho sempre votato, anche se turandomi il naso
9) Starei ore a guardare insetti e ragni
10) Non posso vivere lonatno dal mare
11) Mi piace ogni tanto isolarmi da tutto, ma in posti che meritano.

Questi i blog  che seguo  e che premio (e che penso abbiano meno di 200 followers):


Le 11 domande:
1) Con la situazione tragica che stiamo vivendo in questi giorni, perché perdere tempo con un blog di cinema?
2) Qual è il film più orrendo che hai visto?
3) In un ipotetico rogo tipo Bücherverbrennungen, quale libro salveresti?
4) E quale disco?
5) Qual è il film che, pur considerando stupido e banale, non puoi fare a meno di rivedere?
6) Quale talk-show politico ti irrita di più?
7)  Quale è il genere cinematografico che detesti?
8) Sei convinto che la cucina italiana sia la migliore al mondo, o mangi di tutto?
9) Approssimativamente quanti film vedi all'anno?
10) Qual è una sceneggiatura di un libro che merita e che nessuno ha mai proposto?
11) Guardi i remake americani, o di solito lasci perdere? 

musica appropriata: Tiger Lillies, Crack of doom







Saç

Ossessioni


Film turco del 2010 diretto da Tayfun Pirselimoglu.

Hamdi lavora in un negozio di parrucche ed ha il cancro. Gli resta poco da vivere. È convinto di rimpicciolire ogni giorno che passa e vorrebbe scappare dalla sua città, dimenticare tutto, andare in un paese lontano.
Ma un giorno entra nel suo negozio una donna per vendere i suoi lunghi, bellissimi capelli. Hamdi ha trovato uno scopo nella vita: la seguirà, la pedinerà giorno e notte per scoprire il motivo della  tristezza della donna ed anche per cercare di dimenticare la propria  angoscia.

Mi restava poco da vivere. Qualche mese, forse un anno. Non di più. Dipendeva da me, diceva il dottore. Mi sentivo così amareggiato e pieno di sconforto. Potevo solo aspettare, anche se mi aggrappavo con le unghie e con i denti sul bordo del precipizio mi sentivo soffocare dall'impotenza. Ma forse poteva venirmi in aiuto il parente povero della speranza: una bella ossessione. Che mi tenesse vivo. In qualche modo.
Ed eccola, che bussa alla porta del mio negozio, che chiede se può vendermi i suoi capelli.
Non era bella, non aveva particolari attrattive, non aveva niente di interessante. Era anche sposata e triste, tanto triste. Proprio come me.
Sì, la pedinerò, la seguirò, la tormenterò, scoprirò tutto di lei, la sottrarrò al resto del mondo. Sarà la mia ossessione. Farei di tutto pur di non restare un momento solo con me stesso, con la mia solitudine, con la mia angoscia. Sì, coltiverò questa ossessione, con pazienza e costanza. Anche se sotto sotto non me ne frega nulla.


Bel film, lento, con pochi, scarni dialoghi e con un finale inaspettato. Una fotografia sgranata, cupa sottolinea benissimo lo scenario angosciante e melanconico in cui si muovono i protagonisti.
Il film è la terza parte di una trilogia che comprende anche Riza e Pus.

7,5/10
Hair (2010) on IMDb


musica appropriata: Thurston Moore, Benediction



domenica 24 marzo 2013

Au pays des têtes

Rolling heads


Cortometraggio d'animazione di Cédric Louis e Claude Barras.

Emile è un piccolo vampiro costretto a tagliare teste. Odia il suo lavoro, sotto sotto detesta il sangue, ma una padrona dispotica e capricciosa dispone anche della sua vita.


"Uccidere, uccidere senza pietà per andare avanti, per spianare il cammino, per non stancarsi. Un cadavere, anche se molle, è un ottimo scalino per sentirsi più in alto. Innalza. Uccidere, finirla con tutto ciò che disturba perché tutto sia diverso, perché il tempo scorra più in fretta. Servizio Offresi, finché non uccidano anche me; con pieno diritto".
da Delitti esemplari, Max Aub, Sellerio

Uno spassoso e macabro cortometraggio d'animazione da quella fucina inestinguibile di talenti che è l'Office national du film du Canada.
Molto burtoniano, ma divertente, ben fatto e con una colonna sonora irresistibile!







venerdì 22 marzo 2013

Rebels of the neon god

Piogge


Film taiwanese del 1992 diretto da Tsai Ming-liang.

Due ragazzi scassinano dei telefoni pubblici di Taipei. Piove. Piove sempre. I due sono frequentatori abituali di sale giochi. Sono sempre in giro.
Hsiao Kang vive con i genitori che lo idolatrano. Ma lui è deciso ad abbandonare la scuola. È sempre solo.
Un giorno le vite dei protagonisti si incrociano per caso. Hsiao è in auto con il padre tassista quando Ah-Ping , sfrecciando con la sua moto, rompe lo specchietto retrovisore del taxi, volontariamente. Da quel giorno Hsiao comincerà a seguirlo per vendicarsi.

Pioveva, tanto per cambiare. Pioveva sempre. L'ultima luce del sole ormai sparito all'orizzonte anneriva il contorno degli edifici. Le strade formicolavano di gente: a piedi, in moto, in auto. Si muovevano, come greggi in transumanza. Si agitavano. Ma dove erano diretti? Cosa cercavano? Cosa sognavano?
Noi, io e il mio amico Ah-Ping, non cercavamo proprio nulla. Ci bastava scassinare qualche telefono pubblico, tirar su qualche dollaro qua e là, bere come spugne, raccattare qualche ragazza. Era sufficiente. Eravamo gusci vuoti? Probabile, che importa.
Ma Ah-Kuei era bellissima, radiosa, con in suoi pantaloncini così sexy, con il suo delizioso sorriso sempre stampato sul viso. Ma che vada a farsi fottere anche lei! 

Se solo smettesse di piovere!

Primo lungometraggio di Tsai Ming-liang. Protagonista è sempre una Taipei piovosa, spettrale, disumana quasi. Anche le tematiche sono quelle sue peculiari: alienazione, mancanza di qualsivoglia valore, male di vivere, incomunicabilità...

7,5/10
Rebels of the Neon God (1992) on IMDb



musica appropriata: Testbild! Barrikad

giovedì 21 marzo 2013

Alois Nebel

Certezze


Film ceco del 2011 diretto da Tomás Lunák.

Alois Nebel è capostazione in un paesino di frontiera della Boemia. La stazione ferroviaria è piccola, ma è zona di contrabbando, di intrighi, di immigrazione clandestina. E il posto fa gola a molti. Anche adesso che il muro di Berlino è crollato, la Cecoslovacchia si è liberata dal giogo russo ed  è stato eletto Havel presidente. Sì, le cose stanno cambiando. È arrivato il tempo di fare i conti con il passato.

Amo i treni. Perché hanno il percorso fisso, segnato. Perché sono una certezza. E io ho bisogno di certezze. Delle piccole sicurezze quotidiane.
Detesto l'indefinito, il vago. Odio tutto quel che tremola incerto, indeterminato, ambiguo, sfuggente. Come la nebbia. E proprio di nebbia sono ora popolati i miei sogni, i miei incubi.
Mentre tutto intorno a me si contorce, si agita, mentre tutti sgomitano, trafficano, complottano, mentre tutto quanto sembra come un focolaio spento che si riaccende, io recito l'orario ferroviario. Come un rosario, come un mantra, come una litania.
Sono Alois Nebel, ferroviere. E trasformerò gli incubi in sogni, muterò questa gelida nebbia, questa schifosa caligine in una radiosa trasparenza. Ma solo perché mi va.

Tratto dalla grafic novel di Jaroslav Rudiš e Jaromír 99, Bílý Potok, ispirata ai fumetti americani degli anni '50, ma con un disegno tipico del realismo socialista di propaganda. Il disegno in bianco e nero rende benissimo l'atmosfera plumbea, spettrale, di desolazione della Cecoslovacchia di fine degli anni '80. Di quell'aggrovigliarsi di tensioni che venivano dal passato non ancora risolto, di quell'accumularsi di attriti e rivendicazioni che non facevano prevedere nulla di buono.
Alois Nebel vorrebbe dimenticare il suo passato, vorrebbe rischiarare la nebbia che lo avvolge. Ma per poterlo fare dovrà conoscere le cause della sua angoscia, del suo malessere, e dovrà fare i conti con questo passato.

7/10
Alois Nebel (2011) on IMDb


musica appropriata:  Václav Neckář, Půlnoční

mercoledì 20 marzo 2013

Terribly Happy

Adeguamenti


Film danese del 2008 diretto da Henrik Ruben Genz.

Robert, un poliziotto di Copenaghen, vien sbattuto per punizione in un piccolo villaggio dello Jutland circondato da una enorme palude. La cittadina è piccola e tetra, ma sembra tranquilla. Un unico poliziotto dovrebbe bastare. Ma Robert non ha messo in conto le bizze del destino, che è sempre cinico e baro.

E alla fine mi hanno sbattuto qui, per punizione. In questo villaggio desolato, in questa palude, in questa instabile pianura melmosa, in questa distesa grigia, di tutti i toni e i modi del grigio, in questo spazio incoerente. Unico poliziotto in un villaggio di anime morte, apparentemente almeno. E qui sono l'intruso, il corpo estraneo da controllare, da spiare, da addomesticare, da irretire, da annientare. 
E poi quella Ingelise, sempre a ronzarmi intorno come un fastidioso moscone.
Saranno mesi interminabili. Questa palude è corrotta e contagiosa. Farei meglio ad adeguarmi a questa esistenza melmosa come un groviglio di muffe. 

Ci proverò, ma prevedo lo stesso guai. Comunque, sono sicuro di sfangarmela, sono sempre così dannatamente fortunato!

Basato sull'omonimo romanzo di Erling Jepsen. L'atmosfera cupa, tetra, opprimente del villaggio è resa davvero bene grazie ad una fotografia dai toni scuri. Un thriller psicologico cupo e pessimista. In una simile palude, dopo tutto è saggio non muoversi affatto, si è sempre a rischio di sprofondare.
Il film ha vinto numerosi premi in giro per il mondo

7/10
Terribly Happy (2008) on IMDb


musica appropriata: Isobel Campbell & Mark Lanegan, Time of season

martedì 19 marzo 2013

Der siebente Kontinent

Miasmi


Film austriaco del 1989 diretto da Michael Haneke.

Una famiglia normale, benestante, colta in frammenti di vita quotidiana. nei riti della vita di tutti i giorni: la spesa al supermercato, la sveglia sempre alla stessa ora del mattino, il lavaggio domenicale dell'auto. Tutto perfetto, tutto programmato nei minimi dettagli. Tutto così monotono. Ma delle piccole lesioni cominciano ad incrinare, lentamente ma inesorabilmente, questo edificio così ben progettato.

Cos'è questa puzza, questo tanfo che mi tormenta fin dal primo mattino?
È da tanto che la percepisco; dapprima fievole, un lieve olezzo, ma adesso sta diventando insopportabile. 
Non ci è mai fregato troppo degli altri, che vadano a farsi fottere. In fondo abbiamo tanto, non ci manca niente, abbiamo tutto programmato, abbiamo chiari gli obiettivi da raggiungere; i nostri piani decennali sono a prova di bomba. Ma poi è arrivata la puzza. Prima pensavo venisse da fuori, che vaporasse dalle terre di marciume che ci circondano, poi da qualche parte della casa, della nostra bella casa. Ma ora sono arrivata alla conclusione che questo tanfo provenga da noi. Sì, parliamo, lavoriamo, compriamo, ammassiamo cose, ridiamo (poco, a dire il vero), ci nutriamo, ma siamo morti, ci stiamo lentamente decomponendo. Il marciume avanza e i miasmi sono insopportabili. Insopportabili.


Il primo film della trilogia della glaciazione, il primo lungometraggio di Haneke. Un pugno sulla bocca dello stomaco per chiunque abbia la voglia di vederlo: si rimane come impietriti, letteralmente senza parole.
La regia è asettica, chirurgica nello scandagliare la vita quotidiana di una famiglia come ce ne sono tante. Il regista coglie frammenti che non spiegano, non sono sufficienti a spiegare i motivi perché la storia evolva in questo modo. Un pianto soffocato, una richiesta di aiuto mascherata, uno sguardo assente: sono piccoli indizi, frammenti probabilmente rivelatori che qualcosa non va, che c'è un malessere profondissimo dietro la facciata di normalità. Una normalità comunque stomachevole.

10/10
The Seventh Continent (1989) on IMDb


musica appropriata:  Andrew Bird, Scynthian Empires






domenica 17 marzo 2013

Amour

La falce e l'amore


Film austriaco del 2012 diretto da Michael Haneke.

Georges e Anne sono una bella coppia anziana, ancora vitale e piena di interessi. Si amano e sono in buona salute. Si godono, per quel che possono, la vita che rimane. Un brutto giorno, però, Anne viene colpita da un ictus e tutto precipita.

Sapevo che sarebbe successo, prima o poi. Non sono mica stupido. Pensavo, speravo, però, che succedesse a me. Lei era tutta la mia vita, non potevo fare nulla, però. Potevo solo aspettare, senza speranza, senza illusioni.
Nessuna mano ormai si poserà più sulle mie spalle, nessuna parola di confortò allevierà le mie angosce, nessuna carezza sfiorerà il mio viso.
Non riuscirò ad ingannare più la solitudine,  mi pesa sulle spalle ormai, sulle palpebre, mi annienta. Bisognerebbe essere forti. Ma senza di lei ho perduto ogni energia. Ho male al petto. Ho male alla vita. Avevo ancora tante storie da raccontarle. Non poteva capitare a me?

Un film angosciante, realistico, senza alcun artificio narrativo. L'incalzare inesorabile della malattia, la sicurezza che niente sarà più come prima, che si è entrati in un tunnel oscuro senza speranza di poterne uscire, tutto questo è un vero pugno sullo stomaco. Mai, in nessun film, l'angoscia della morte impietosa e inevitabile è stata rappresentata in maniera così realistica. Almeno credo.
Palma d'oro a Cannes

9/10
Amour (2012) on IMDb


musica appropriata: Case studies, The eagle, or the serpent

venerdì 15 marzo 2013

Dog in a sidecar

Ghiaccioli


Film giapponese del 2007 diretto da Kichitaro Negishi.

L'infanzia di Kaouru e Toru non è è granché: una madre assillante e petulante impedisce loro di godersela. Però di punto in bianco un bel giorno la madre decide di andarsene, chissà dove.  I due non la prendono come una tragedia, anche perché presto arriverà Yoko, la nuova compagna del padre. Una donna completamente diversa. E niente sarà come prima.

Della vita pensavo di avere le istruzioni per l'uso. Ma erano soltanto degli stupidi manuali di divieto. Non sapevo andare in bicicletta, non avevo amici, ero una bambina, ma sembravo un ghiacciolo. E avevo paura di sciogliermi.
La colpa di tutto era di mia madre: sempre lì a vietare, ad ammonire, ad ammansire, a pontificare, a negare. Sì, da bambini siamo spugne, assorbiamo di tutto. Ed io devo avere ingerito del liquido antigelo.
Pensavo che esistessero solo due tipologie umane: persone che reprimono le proprie emozioni e altre che le sfogano con rabbia. Non conoscevo vie di mezzo. E mi comportavo di conseguenza: mi chiudevo a riccio, mi mettevo in disparte, in posizione fetale, come assiderata.
Ma poi è arrivata Yoko. Ed è stato come se tutto cominciasse a sapere di vita.

Un film semplice, piacevole, rassicurante, delicato. Niente di che, in fin dei conti: una commedia giapponese come tante.

6,5/10
Dog in a Sidecar (2007) on IMDb


musica appropriata: Butcher boy, Bluebells

giovedì 14 marzo 2013

90 minutter

Ordine


Film norvegese del 2012 scritto e diretto da Eva Sørhaug.

Tre storie di violenza familiare. Senza che ne siano spiegati i motivi, dalla calma apparente nascono i primi segni di inquietudine che lasciano presagire una esplosione di rabbia e violenza senza controllo.

Tutto era in ordine: nella mia vita, nei cassetti, nel mio matrimonio, nei miei appunti. Tutto perfetto. Meticoloso.
Ma sentivo che mancava qualcosa, qualcosa di importante mi sfuggiva. 
Mi sentivo come se la vita mi scappasse dalle dita, riuscivo a vedere solo il buio. La mia solitudine era così sconfinata che non riuscivo nemmeno ad immaginarla. Lì non potevo certo mettere ordine. Come non potevo mettere ordine nella mia anima malata, afflitta. Ormai è tardi. Tardi per tutto.
Lo diceva sempre mia nonna: l'ordine esteriore nasconde il caos interiore. Aveva ragione. Ma non posso più farci nulla.
Addio. Per sempre.
Prima però spengo il gas e metto in ordine la cucina. Quell'arrosto di agnello ha inzaccherato tutto.

Tre storie gelide, raccapriccianti nella loro freddezza brutale e subdola. Senza ci siano segni evidenti, senza la normale spirale della violenza, senza che ne siano spiegati veramente i motivi. Tutto questo rende il film ancora più raccapricciante.
Le tre storie sono molto diverse tra loro, ma il filo conduttore è lo stesso: l'universo maschile afflitto da egocentrismo, mancanza di empatia,voglia di vendetta, desiderio di rivalsa verso il mondo crudele che ci affligge e perseguita.
Un fallimento quotidiano che visto riflesso negli occhi di lei appare irreparabile.

7/10
90 Minutes (2012) on IMDb


musica appropriata: Wilsen, Anahita






mercoledì 13 marzo 2013

Purge

Il mondo è bello e feroce


Film finlandese del 2012 diretto da Antti Jokinen.

1992, Estonia, Zara, una delle tante schiave del sesso, è fuggita dalla mafia russa e cerca rifugio presso una cascina semi abbandonata. La padrona di casa è una vecchia rude che la accoglie con freddezza. Piano piano tra le due donne si instaura un rapporto di complicità, scoprono così di avere un passato familiare in comune. E dei segreti da nascondere.

Lo amavo, l'ho sempre amato, fin dal primo giorno. Non potevo farci nulla, era più forte di me. Era l'uomo di mia sorella Ingel, non mi degnava di uno sguardo. Ma io avrei fatto qualsiasi cosa per lui. Qualsiasi cosa. La bestia addormentata che celavo dentro il mio cuore facevo fatica a tenerla tranquilla. Tanta fatica.
Prima o poi sarebbe balzata fuori, avrebbe sciolto la mia corazza di rispettabilità, mi avrebbe preso per sfinimento.
Adesso sono come svuotata di ogni bisogno vitale, vivo perché ne conservo l'abitudine. Aspetto soltanto che tutto diventi quieto, muto, che un velo copra il cielo e le stelle. E nasconda soprattutto il  mio passato.

Tratto dal romanzo di Sofi Oksasen tradotto in tutto il mondo.
Le purghe staliniste, la forzata collettivizzazione delle aziende agricole, i fratelli della foresta, il movimento di liberazione che si opponeva alla sovietizzazione dell'Estonia: questo il periodo storico in cui è vissuta Aliide. 
Il ritorno del capitalismo, una parvenza di libertà, i nuovi ricchi, la mafia russa sempre più potente, il mercato del sesso: questa è l'Estonia di Zara.

Un film tutto al femminile, candidato per la Finlandia agli Oscar 2013 come miglior film straniero. Un storia cupa, oscura, feroce.


7/10
Purge (2012) on IMDb


musica appropriata:  Adam Green and Binki Shapiro, Here I am





martedì 12 marzo 2013

Wool 100%

La vita perduta delle cose


Film giapponese del 2006 diretto da Mai Tominaga.

C'erano una volta due sorelle chiamate Ume e Kame che vivevano in una vecchia casa. Nessuno veniva a far loro visita, però ogni giorno andavano in città e raccoglievano oggetti meravigliosi che trovavano per strada. Orologi rotti, futon malandati, carillon mal funzionanti che vegliavano sulle loro notti serene. La casa traballava e vacillava sotto il peso di tutti gli oggetti accatastati un po' alla rinfusa.
Tutti i giorni per loro erano uguali, la raccolta proseguiva inarrestabile. Un giorno però raccogliendo una bambola e tanti gomitoli di lana si ritrovarono in casa una ragazzina che non faceva altro che cucire e disfare freneticamente un maglione di lana rossa.


Nostra madre è andata via, oltre le montagne, oltre il mare, non sappiamo bene dove. Non c'è più, lei e anche il suo bambino che aspettava.
Passava il tempo a cucire, sferruzzare, sempre al lavoro, a fare e disfare, a dipanare.
Quando cuci alla fine un bambino arriva, almeno così ci diceva.
Possiamo allora cucirlo noi questo bambino, possiamo cucirlo.
Siamo autosufficienti e possiamo, dobbiamo, raccogliere e conservare cose. Tante cose, forse troppe cose. Siamo fatte di cose, siamo proprietà delle cose, siamo cose.

Ma tutta questa roba alla fine la bruceremo, ce ne disfarremo, e saremo ancora noi le proprietarie del nostro destino. Finalmente.

Un film enigmatico, carico di simbolismi spesso oscuri e metafore ambigue, ma visivamente bellissimo. Un amalgama ben riuscito tra animazione, fiaba e film surreale. Se fosse stato meno oscuro...

6,5/10
Wool 100% (2006) on IMDb


musica appropriata:  My Little Airport, Zoo is sad, People are cruel

lunedì 11 marzo 2013

Un sapore di ruggine e ossa

La bestia nel cuore


Film francese del 2012 diretto da Jacques Audiard.

Alì non ha lavoro, ha sempre vissuto con la madre e sa solo combattere e boxare. Ma adesso deve occuparsi del figlio. Attraversa così tutta la Francia e trova accoglienza presso la sorella che non vede da una vita.
Stéfanie lavora come addestratrice di orche. È bella e realizzata. Un brutto incidente, però, sconvolge la sua vita.
Tra i due, piano piano, nasce un rapporto di complicità, che forse potrebbe anche diventare amore.

La incontrai la prima volta all'uscita di una discoteca. Era tutta insanguinata, un tizio la importunava. Mi offrii di accompagnarla a casa. Era bella, ma era vestita come una puttana.
Non avrei mai pensato che potessimo diventare amici, amanti, o non so cosa. Io sarò pure un vero buzzurro, un violento, una specie di animale che combatte a mani nude per il solo piacere di farlo, ma, a modo mio, sono una brava persona.
E poi non potevo mica resistere a quegli occhioni, a quello sguardo interrogativo, aperto, che mi rivolgeva sempre la stessa domanda: "Perché?, Perché sono viva? Che senso ha tutto questo?" Lo strano era che lo chiedesse proprio a me.

Una storia d'amore sbilenca, senza fronzoli, senza patetismi, nonostante il rischio con una trama simile fosse sempre dietro l'angolo.
Bravo Audiard, era difficile mettere in scena il racconto di Craig Davidson. Era difficile non cadere nel macchiettismo, non banalizzare questo mondo violento, arido, in cui vivono, o sopravvivono, Ali e Stéphanie.

Presentato a Cannes, ha vinto il London Film Fest

8,5/10

Rust and Bone (2012) on IMDb


musica appropriata: colonna sonora



domenica 10 marzo 2013

Elefante blanco

Boulevard dei morti ammazzati


Film argentino del 2012 diretto da Pablo Trapero.

Padre Julian, prete in una bidonville sorta ai piedi dello scheletro di un enorme ospedale mai portato a termine, fa di tutto perché l'ospedale possa essere ristrutturato e perché la moltitudine di disperati possa condurre una vita migliore. Lo aiutano padre Nicolas e una bella assistente sociale. Ma quando il governo blocca la costruzione dell'ospedale, la gente, stanca della miseria e delle lotte tra bande di narcos, occupa  il terreno.

È una vita che sguazzo in questo marciume, in questa verminosa moltitudine. La favela ormai è la mia casa, qui morirò, lo sento. Questo scheletro calcinato, che tutti chiamano l'Elefante blanco, popola ormai i miei incubi, tormenta le mie notti.
Entrino, signori, entrino a contemplare la bestia dai mille volti, le vie dell'immondizia, i boulevard dei morti ammazzati, entrino ad ammirare il vero volto della miseria.
Faccio il prete, ma manderei tutti a quel paese. Sì, sono stanco, non ne posso più.  Non ne posso più di gente che non vede l'ora di farsi restituire i peccati confessati, per poterli commettere ancora.  Non ne posso più di mondare le anime di tutti, mettetevela da soli la mano morta sulla coscienza. Se siete capaci!

Pablo Trapero ha affrontato i problemi della classe operaia in Mondo grua, quelli carcerari in Leonera, adesso in questo Elefante Blanco il tema è sempre l'emarginazione, l'alienazione, la miseria. Sì, è un regista impegnato.
L'Elefante blanco è un ospedale enorme, mai portato a termine. La sua enorme struttura, fatiscente e pericolante, è stata occupata abusivamente ed intorno ad essa è sorta una enorme bidonville. La Chiesa e il governo vorrebbero riqualificare la zona, ristrutturare quell'enorme scheletro e trasformarlo in un complesso residenziale. Ma tutto il mondo è paese, si sa come vanno a finire queste storie: problemi burocratici, mancanza di fondi e tutto si blocca.

Un bel film, con grandi attori, con un notevole sforzo produttivo, ma con qualche ombra nella sceneggiatura. Inutile, ad esempio, l'abbozzata storia d'amore di padre Nicolas. Un vero corpo estraneo.
Incredibilmente, viste le tematiche trattate, questo film è stato distribuito da Buena Vista (Disney).

7/10
White Elephant (2012) on IMDb


musica appropriata: La oveja negra



venerdì 8 marzo 2013

Hahaha

Miracoli coreani


film coreano del 2010 diretto da Hong Sang-soo.

Jo Munkyung, dopo mille tentennamenti, ha finalmente preso la decisione di trasferirsi in Canada. Qualche giorno prima della partenza incontra un suo vecchio amico, critico cinematografico e poeta a tempo perso. I due iniziano a bere e scoprono di aver visitato,nella medesima estate, la stessa cittadina, Ton-yung. Tra un bicchiere e l'altro raccontano la loro estate, tra donne, amici, bevute e cazzeggi vari. Scoprono così che hanno frequentato le stesse persone, ma non si sono mai incontrati.


Fu una serata interminabile quella in cui Wang mi raccontò la sua storia, tra un bicchiere e un altro. O meglio la storia del suo amico poeta, delle avventure di questo smidollato scribacchino e delle sue donne. E più andava avanti con il racconto, più quelle donne mi sembrava di conoscerle. Per la miseria, parlava proprio di quella ragazza per cui ho sbavato per una intera estate, che ho seguito per giorni, con cui pensavo addirittura di sposarmi. A cui avrei affidato la mia vita, i miei soldi. E per lui niente, un episodio insignificante, una avventura estiva come tante.
Forse sarà stato l'alcool, ma tra noi nacque comunque una specie di complicità e nel rimestare i ricordi insignificanti di quell'estate ci prese una nostalgia quasi lacrimosa. Dei tempi andati che non potranno mai più essere. Anche se onestamente non è che fossero un granché.

I film di Hong Sang-soo sono tutti così, o prendere o lasciare:  storie minime, ripetitive, all'apparenza insignificanti, tra una sigaretta e un bicchiere di sake, con personaggi comuni, uomini di tutti i giorni, spesso patetici, infantili o meschini. Eppure, queste storie, per una alchimia che non so spiegarmi, prendono, riescono a catturare l'attenzione. Miracoli coreani.
Presentato a Cannes,  miglior film nella rassegna Un Certain Regard.

7,5/10
Hahaha (2010) on IMDb



musica appropriata: Yo la tengo, Is that enough

giovedì 7 marzo 2013

Infancia clandestina

Vie di fuga


Film argentino del 2011 diretto da Benjamim Ávila.

Argentina, Fine anni '70, Vileda, dopo un colpo di stato, prende il potere. I genitori di Juan tornano in Argentina, dove cercheranno di organizzare la resistenza, ma saranno costretti ad una vita clandestina, sempre con la paura di essere scoperti.

Dopo una pesante campagna di attentati, i Montoneros, nostalgici peronisti di sinistra, subirono una durissima repressione militare. La totale indifferenza della gente, stanca di questa catena interminabile di morti e sfiancata dal clima irrespirabile, fece sì che il movimento  fosse emarginato e alla fine annientato.


Mi chiamo Juan, ma per tutti sono Ernesto, Ernesto Estrada. Ho 12 anni, solo 12 anni, ma già conosco il dolore, la tristezza, la paura, la crudeltà e la morte. Io e la mia famiglia, braccati, inseguiti, siamo ombre nell'ombra, senza profilo, senza punti fermi, foglie morte nella corrente.

La mia vita era stata pressappoco quella che si può immaginare, non occorre spenderci troppe parole, è sufficiente un solo aggettivo: estraneo. All'amicizia, alla felicità, all'amore. Sì, anche all'amore.
Ma adesso, quando tutto è finito, adesso che non ho più legami di alcun tipo, voglio bruciare tutti i ponti, cancellare il passato. Così avrò finalmente un nome, il mio nome, "metterò la testa a posto, andrò avanti, già adesso non vedo l'ora, diventerò esattamente come voi, avrò un lavoro, una famiglia, il maxitelevisore del cazzo, la lavatrice, la macchina...., tirando avanti, lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirai".

Bel film, che racconta un periodo storico tormentato attraverso gli occhi di un bambino. Un bambino senza identità, che vede tutti i suoi affetti venire a mancare e che comincia a mostrare una certa insofferenza per questa vita perennemente in fuga, senza nessun punto fermo.
Candidato all'Oscar per l'Argentina, ha vinto anche il Goya come miglior pellicola latinoamericana.

7,5/10
Clandestine Childhood (2011) on IMDb


musica appropriata: Plantman, Whispering trees







lunedì 4 marzo 2013

Curfew

Telefonate


Cortometraggio del 2012 diretto da Shawn Christensen.

Richie, mentre sta tentando l'ennesimo suicidio, riceve una telefonata dalla sorella. Dovrà occuparsi immediatamente della nipote, che non vede dalla nascita.

Sembrava una giornata come tante, solita routine, solito inutile tentativo di suicidio. Sarà il destino, sarà la sfortuna, ma ogni volta che ci provo succede sempre qualcosa.
Non la sentivo da una vita, proprio adesso doveva alzare la cornetta e chiamare? Avrei potuto mandarla a quel paese, ma è difficile parlare in momenti simili, non potevo fare altro che ingoiare la mia angoscia.
E poi la vidi, uno scricciolo da quattro soldi, uno gnomo, intabarrata in un giaccone troppo grande, pareva una bambola. Una bambola saccente, però. Sempre a contraddire, a dare lezioni. Una vera sputasentenze. Se possibile, mi faceva sentire ancor di più un verme.

Per le tematiche (la classica tragicommedia) e per il finale un po' consolatorio sembrerebbe un corto da Sundance. Ha vinto, però, l'Oscar e una infinità di altri premi in giro per il mondo.
Un corto ben fatto, sicuramente.

7/10

Curfew (2012) on IMDb


musica appropriata: Clap Your Hands Say Yeah



Á annan veg

Paletti divisori


Film islandese del 2011 diretto da Hafsteinn Gunnar Sigurðsson.

Anni '80, due operai devono tracciare, per una intera estate, linee sull'asfalto di una sperduta strada nel nord dell'Islanda. Sono cognati, ma non si sopportano. L'estate si preannuncia lunghissima.

Il sole era sempre alto nel cielo nudo, non tramontava mai. Il vento e il freddo portavano via odori e rumori.
Non c'era niente tutto intorno, niente e nessuno. Non un filo d'erba, non un cespuglio, né tanto meno un albero; solo polvere, sabbia nera e freddo. La luce era bella però, illuminava le rocce e la ghiaia nera, le faceva vivere.
Dovevamo tracciare linee sull'asfalto di una strada dove mai passava anima viva. Questo tutti i giorni, per una intera interminabile estate. Noi due, solo noi due, io e Finnbogi, mio cognato.
Io e questa assurda entità, questo noioso figuro, biascicone, meschino, limitato, tedioso, soprattutto tedioso.
Si tiene sempre in disparte, evita ogni contatto col mondo, proprio la classica personalità evitante. E io lo eviterò, pianterò, come faccio tutti i giorni sull'asfalto, l'ennesimo paletto divisorio tra noi due. Sì, una distanza di sicurezza è quello che ci vuole. Meglio tenersi alla larga. Sarà una estate senza fine.

Un film semplicissimo, due soli personaggi immersi nel nulla. Eppure, per una strana alchimia, il film regge, la storia piano piano intriga.
Miglior film al Torino Film Festival 2011.

Incredibilmente  gli americani ne hanno fatto un remake identico, ambientato però in Texas dopo un incendio devastante, che è stato presentato al festival di Berlino (il regista ha vinto l'Orso d'argento per la regia).

7/10

Either Way (2011) on IMDb


musica appropriata: Of Monsters and men, Into the woods



domenica 3 marzo 2013

War witch

Il fiore del male


Film canadese del 2012 scritto e diretto da Kim Nguyen.

Il Congo, particolarmente la regione del Kivu è stata fortemente destabilizzata a seguito del genocidio del Ruanda avvenuto nel 1994 ad opera degli Hutu. Sconfitti militarmente e successivamente perseguitati dai ribelli Tutsi, centinaia di migliaia di Hutu fuggirono dal Paese per trovare rifugio nel Congo del dittatore Mobutu. Dalla caduta di Mobutu nel 1997, l’ex Zaire, rinominata Repubblica Democratica del Congo (RDC) vive in uno stato di violenza continua. L’epicentro è la regione del Kivu, nella parte orientale del Paese. Il conflitto in corso nella Repubblica Democratica del Congo è il più sanguinoso dai tempi della Seconda guerra mondiale e, anche a causa del gran numero di eserciti dei paesi limitrofi che ha coinvolto, è stato definito "Guerra mondiale africana".
(da percorsidipace.net)

"Un giorno uscirai dal mio ventre, questo è sicuro, e vorrai sapere perché sono diventata soldato, perché ho combattuto con  i ribelli, Quando verrai al mondo non saprò se il buon dio mi darà la forza sufficiente per amarti".

Era una giornata come tante, niente di speciale. Nel villaggio  tutto sembrava tranquillo;  la vita scorreva sporca ma serena, come il fiume che lambiva le nostre case. Proprio dal fiume sapevamo sarebbe arrivata prima o poi la minaccia, l'innominabile, la bestia.
E, infatti, puntuale un grido squarcia l'aria: "Arrivano!, Arrivano!." E arrivarono: bambini, bambini feroci, armati di tutto punto, dai volti saccheggiati da sguardi biliosi. E crudeli. Soprattutto crudeli.

Da allora la mia vita non è più la stessa.  Ha cambiato colore,  come la pelle di tutti i cadaveri, come i fantasmi che mi ossessionano, come i morti che mai avranno sepoltura: un grigio spento, come di lavagna pulita male.

Questa è la storia di Komona, una storia crudele, una storia di guerra, di morte, di sangue, di vite spezzate, di bambini che non giocano a far la guerra, ma la fanno davvero. Sembrerebbe una storia atroce come tante, ma lei porta una promessa, celata gelosamente nei bui recessi del suo cuore, la promessa che ancora e sempre, dai corpi smembrati, dalle ceneri, dal sangue possa nascere qualcosa di nuovo e stupendo.

Film candidato all'Oscar come miglior film straniero.
Orso d'argento a Berlino a Rachel Mwanza come migliore attrice.

7,5/10

War Witch (2012) on IMDb


musica appropriata: Soukous

sabato 2 marzo 2013

Mondo

Angeli


Film francese del 1995 diretto da Tony Gatlif.

"Questa è la storia di un bambino di dieci anni, un ragazzo di un paese ai margini, distrutto dalla miseria e dalla guerra: Albania, Romania, Kurdistan e tanti altri ... È la storia di un bambino di strada e, attraverso di lui, di tutti i bambini martiri. Eppure non è un racconto tragico. Mondo arriva a Nizza, l'epitome di una città ricca. Poteva tentare di far sentire tutti in colpa, ma al contrario egli ha il coraggio di dare, di dare un sorriso. Mondo, il piccolo principe, porta la felicità per gli emarginati in strada. Si tratta di un racconto basato sulla realtà". Tony Gatlif

È  arrivato da chissà dove, non sa nemmeno lui da quanto tempo. Ha sempre un logoro maglioncino rosso, ha sempre un sorriso  stampato sul viso.
La città è grandissima, Mondo non poteva mai immaginare che tanta gente potesse vivere in uno stesso posto. Da quando è arrivato, impiega le sue giornate a camminare per la città, da sud a nord, da est a ovest. Non conosce i nomi delle vie, non sa dove va. Cammina, stupendosi che tutti gli altri sappiamo precisamente dove andare, cosa fare. Sono sempre tutti così frenetici, così stressati! Mondo, invece, passeggia lentamente seguendo l'intrico delle stradine, a volte cammina lungo le banchine del porto guardando la sagoma delle navi da carico, osservando le barche dei pescatori allontanarsi all'orizzonte.
Ci sono tante di quelle vie, tante di quelle case, e negozi, e finestre, e automobili e vetrine, roba, tanta roba, troppa roba! Gli gira la testa, ma è affascinato dal ribollire frenetico di tanta vita. Ogni tanto si ferma e chiede a qualcuno: "Mi vuoi adottare?", così, quasi ridendo. E chiede sempre il nome delle cose. Ogni cosa deve avere il suo nome, senza non esisterebbe nemmeno. La sua è una presenza furtiva; va e viene. Ma a tutti dona un sorriso, a tutti riscalda il cuore.
Quando qualcuno gli fa domande troppo insistenti o, soprattutto, quando intravede in lontananza qualche poliziotto, Mondo sa sparire in un battibaleno, attraversa correndo qualche incrocio, un negozio, sguscia tra le automobili ferme e nessuno è in grado di seguirlo.
Ovunque vada trova amici, da tutti riceve qualcosa, a tutti dà. Tanto. Nizza ha trovato il suo angelo.

Non avrà la fantasia e l'importanza storica di Korkoro, ma è un film semplice, ingenuo, candido, capace di emozionare. Tratto da Mondo et autres histoires, di Le Clézio.

8/10

Mondo (1995) on IMDb


musica appropriata: Staff Benda Bilili


venerdì 1 marzo 2013

O Palhaço

Ventilatori


Film brasiliano del 2011 diretto da Selton Mello.

Benjamim fa il clown in un circo. Fa questo mestiere da una vita; anche suo padre è un pagliaccio. Il suo è un piccolo circo che organizza spettacoli in sperduti villaggi brasiliani. In ogni tappa adatta il suo numero ai personaggi e ai notabili del posto e riscuote sempre un certo successo. Ma cova da un po' di tempo una certa insoddisfazione, non si sente realizzato, pensa che questa non sia in definitiva la sua strada.

Una carovana del circo viaggia lenta tra le polverose strade interne del Brasile. Il posto in cui sono diretti è un piccolo villaggio tra sterminate piantagioni di canna da zucchero. Viene montato il tendone: lo spettacolo può cominciare.
Benjamim è il clown, spetta a lui introdurre gli altri artisti,  è suo compito divertire il pubblico, intrattenerlo sempre con gli stessi numeri, con le stesse logore battute. Sì, lui è il pagliaccio, lui fa ridere, ma chi fa ridere lui?
E così, giorno dopo giorno, un po' per disillusione, un po' per la tristezza che mette un mondo, come quello del circo, ormai vecchio, cadente e senza futuro, in lui nascono dei dubbi, sente che questo, forse, non è il suo destino, vede la vita come se su essa si fosse deposta una impalpabile polvere grigia. E sente caldo, è ossessionato dal caldo, desidererebbe più di ogni altra cosa un ventilatore, che gli possa dare refrigerio, ma anche possa scacciare la malinconia, la disillusione, il grigiore.

I magri incassi non glielo permettono, e per il lui il detto "meglio andare sferzati dal bisogno,ma vivere di vita!" non conta nulla. Le continue privazioni lo tormentano, lascerà il circo? Troverà la sua strada o continuerà a recitare, a fingere d'essere quel che non è?

Un bel film, malinconico ma non triste, ispirato e girato magnificamente. Bellissimo il rapporto che intercorre tra Benjamim e il padre, clown a sua volta. Un po' macchiettistici i personaggi secondari, ma comunque divertenti.
Bravissimo Selton Mello, già ammirato in O cheiro do ralo.
Film candidato all'Oscar per il Brasile.

7,5/10

The Clown (2011) on IMDb


musica appropriata: Midlake