Telefonate
Cortometraggio del 2012 diretto da Shawn Christensen.
Richie, mentre sta tentando l'ennesimo suicidio, riceve una telefonata dalla sorella. Dovrà occuparsi immediatamente della nipote, che non vede dalla nascita.
Sembrava una giornata come tante, solita routine, solito inutile tentativo di suicidio. Sarà il destino, sarà la sfortuna, ma ogni volta che ci provo succede sempre qualcosa.
Non la sentivo da una vita, proprio adesso doveva alzare la cornetta e chiamare? Avrei potuto mandarla a quel paese, ma è difficile parlare in momenti simili, non potevo fare altro che ingoiare la mia angoscia.
E poi la vidi, uno scricciolo da quattro soldi, uno gnomo, intabarrata in un giaccone troppo grande, pareva una bambola. Una bambola saccente, però. Sempre a contraddire, a dare lezioni. Una vera sputasentenze. Se possibile, mi faceva sentire ancor di più un verme.
Per le tematiche (la classica tragicommedia) e per il finale un po' consolatorio sembrerebbe un corto da Sundance. Ha vinto, però, l'Oscar e una infinità di altri premi in giro per il mondo.
Un corto ben fatto, sicuramente.
7/10
musica appropriata: Clap Your Hands Say Yeah
Visto dopo aver letto quell'altra tua recensione, e onestamente non mi è piaciuto granché (giusto un sei rosicato perché si lascia vedere e non pretende moralismi inutili), ma tutta 'sta mania del suicidio, trattato in termini più romantici che realistico-psicologici, mi irrita non poco. Mi sembra una roba da Werther invecchiato male, o qualcosa del genere... bah, sarebbe interessante fare un'ontologia non tanto del suicidio quanto della necessità della rappresentazione del suicidio nell'arte moderna (la letteratura di Wallace, la musica emocore, un cinema spesso calzante solamente per ragazzini che si fingono sensibili & intellettuali nella loro pseudo-depressione - penso a "Donnie Darko", per esempio - eccetera).
RispondiEliminaComunque, 'ste rece narrativizzanti mi piacciono un frego, mandane abbomba!
Sì, vero, roba da Werther invecchiato. Interessante l'antologia, verrebbe fuori un tomo fluviale, senza dubbio
EliminaLe recensioni narrativizzanti mi vengono più spontanee. Ho notato, con mio sommo rammarico, di non essere capace di fare recensioni "tecniche"; quando ho provato è venuta fuori della roba banalissima. A te vengono, invece, benissimo, soprattutto quelle in cui la trama "filosofeggiante" ti permette di spaziare a tutto campo (Tarr in primis)
A proposito di suicidio.
EliminaPoco fa ho visto un film per niente banale, serbo, del 1973. Anche lì tema è il suicidio (ma non solo, naturalmente. E quando mai si parla solo di suicidio? Dev'essere accompagnato da qualcosa, sempre: malattia, amore, lavoro &cc. - insomma, una causa, giusto per renderlo più irreale), ma trattato in modo molto "silenzioso", senza fronzoli per intenderci. Nessun moralismo, nessun sentimentalismo. Soltanto la lotta dell'uomo per la salvezza, o contro se stesso... che poi è la stessa cosa. A ogni modo il film s'intitola "Štićenik", e merita sicuramente una visione. Chissà, visto il dove e il quando è stato girato mi vien da pensare che la sincerità sul tema sia integrale nel momento in cui lo spettatore non s'identifica nel personaggio; per dire, e soprattutto per chiudere, mi dà abbastanza fastidio ritrovarmi a immedesimarmi in un tizio che soffre per tutto il film e poi si suicida. Lo trovo irreale, ecco tutto.
Sembra davvero interessante questo Štićenik, mi sembra uno di quei film contorti, misteriosi, dove nulla è quello che appare che la cinematografia oltre cortina ci offriva qualche decennio fa, probabilmente per scavalcare la censura. Mi ricorda un po, Sanatorium Pod Klepsydra , un film bellissimo ma carico di simbolismi oscuri.
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