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venerdì 8 marzo 2013

Hahaha

Miracoli coreani


film coreano del 2010 diretto da Hong Sang-soo.

Jo Munkyung, dopo mille tentennamenti, ha finalmente preso la decisione di trasferirsi in Canada. Qualche giorno prima della partenza incontra un suo vecchio amico, critico cinematografico e poeta a tempo perso. I due iniziano a bere e scoprono di aver visitato,nella medesima estate, la stessa cittadina, Ton-yung. Tra un bicchiere e l'altro raccontano la loro estate, tra donne, amici, bevute e cazzeggi vari. Scoprono così che hanno frequentato le stesse persone, ma non si sono mai incontrati.


Fu una serata interminabile quella in cui Wang mi raccontò la sua storia, tra un bicchiere e un altro. O meglio la storia del suo amico poeta, delle avventure di questo smidollato scribacchino e delle sue donne. E più andava avanti con il racconto, più quelle donne mi sembrava di conoscerle. Per la miseria, parlava proprio di quella ragazza per cui ho sbavato per una intera estate, che ho seguito per giorni, con cui pensavo addirittura di sposarmi. A cui avrei affidato la mia vita, i miei soldi. E per lui niente, un episodio insignificante, una avventura estiva come tante.
Forse sarà stato l'alcool, ma tra noi nacque comunque una specie di complicità e nel rimestare i ricordi insignificanti di quell'estate ci prese una nostalgia quasi lacrimosa. Dei tempi andati che non potranno mai più essere. Anche se onestamente non è che fossero un granché.

I film di Hong Sang-soo sono tutti così, o prendere o lasciare:  storie minime, ripetitive, all'apparenza insignificanti, tra una sigaretta e un bicchiere di sake, con personaggi comuni, uomini di tutti i giorni, spesso patetici, infantili o meschini. Eppure, queste storie, per una alchimia che non so spiegarmi, prendono, riescono a catturare l'attenzione. Miracoli coreani.
Presentato a Cannes,  miglior film nella rassegna Un Certain Regard.

7,5/10
Hahaha (2010) on IMDb



musica appropriata: Yo la tengo, Is that enough

4 commenti:

  1. Anche tu con i Yo la tengo? Eddio, ma com'è che 'sto album piglia tanto?

    A ogni modo di Hong Sang-soo ho visto davvero poco, purtroppo, ma quel poco che ho visto non mi ha per niente deluso, soprattutto a livello di sceneggiatura: i suoi film sembrano scritti da un tizio che, per un motivo o per l'altro, ha smesso di credere in Dio e ha aperto le braccia all'irrazionalismo, ha detto no alla struttura e si è affidato al nulla che sconvolge gli eventi. Niente di più interessante, soprattutto in un periodo in cui Hume rimane chiuso nei cassetti e tutti sembrano ossessionati a dare una spiegazione razionale, conseguenziale, causale a ciò che accade.

    La recensione, come al solito, m'è piaciuta parecchio, anche se questo film lo vedrò prima degli altri che riesco a recuperare del regista più che altro per l'ultima frase: "Dei tempi andati che non potranno mai più essere. Anche se onestamente non è che fossero un granché". Kafkiana, altroché. Di quel Kafka che scrive "C'è speranza per tutti, ma non per noi".

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  2. L'album non è male, ci sono brani molto belli e altri un po' ripetitivi. Ma è comunque sopra la media.
    Beh, se hai visto un film di Hong Sang-soo è come se li avessi visti tutti. E se ti è piaciuto quello, ti piaceranno tutti. Almeno, cred.

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  3. Rieccomi, finalmente ho visto anche questo "Hahaha". Che dire? Hai ragione tu, "i film di Hong Sang-soo sono tutti così" e a me piacciono, piacciono molto, ma, dopo essermi sorbito "Night and day" (il "sorbito" non vuole essere negativizzante, si riferisce solamente alla durata (estrema) della pellicola) e poco altro, trovo che questo leit-motivi penalizzi i film. O meglio: "Hahaha" è un bellissimo film, e il tutto risulta molto accogliente, familiare, spontaneo, oserei dire casereccio, ma all'ennesimo film che ti si presenta così la cosa inizia ad apparire come una cifra stilistica abbastanza plastica, sì da far risultare il lotto tutto fuorché immediato, familiare ecc. come pretende di essere (o come io colgo lui pretenda di essere). Insomma, sì, "i film di Hong Sang-soo sono tutti così", ma questa cifra stilistica toglie parecchie qualità ai film di Hong Sang-soo, prima fra tutte quella che mi aveva fatto innamorare dei suoi film: la spontaneità, l'immediatezza, la sincerità.

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    1. La penso esattamente come te: alla lunga la troppa ripetitività stanca. Ne ho visto una mezza dozzina almeno, con i primi mi ero entusiasmato, mi piacevano i suoi personaggi così "umani", naturali, spontanei, veri. Spero che con i prossimi film cambi qualcosa.

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