La casa dei sospiri
Film coreano del 2001 scritto e diretto da Yun Jong-chan.
Yong-hyun, tassista, è il nuovo inquilino dell'appartamento 504 di un palazzo diroccato nella vecchia Seoul. Dicono che quell'alloggio sia maledetto perché il precedente inquilino è morto in un incendio e trent'anni prima c'è stato un omicidio. Ma Yong-hyun è scettico, non crede nel destino, non si fa impressionare. Preferisce frequentare una graziosa commessa che abita nell'appartamento vicino.
Era come se tutte le finestre e le porte della casa, tutti gli androni, i portoni, le persiane, mi guardassero con una intensità tale che deformava la facciata in una smorfia umana. Quel palazzo diroccato nascondeva segreti insondabili. E l'appartamento 504, il mio, celava qualcosa di maligno. Da quel buco nero, mezzo bruciacchiato e annerito, come una bocca senza denti, ogni tanto scaturivano urla terribili, ululati che facevano rabbrividire. Ogni tanto si sentiva un pianto straziante, dei gemiti di un neonato, dei lamenti di bambini che risultavano intollerabili. Quel palazzo stava morendo e i suoni che produceva facevano rabbrividire: scricchiolii sinistri, strani rumori, non si udiva mai la consueta sonorità di chiacchiere, liti e canzoni mentre si stendono i panni al sole. E pioveva, pioveva sempre.
Anch'io contribuivo nel mio piccolo, la notte, con sibili, urla a mezza bocca, singhiozzi trattenuti, strani sospiri che riuscivano ad inquietare anche il mio criceto nella sua gabbia e, probabilmente, anche i fantasmi che la notte indisturbati percorrevano in lungo e in largo il caseggiato.
Presentato come uno strano connubio tra film d'autore e horror, Sorum dell'horror conserva solo l'atmosfera. E i rumori: strida, gemiti, sospiri, grida, latrati, fruscii, bisbigli; tutto un campionario di suoni da far accapponare la pelle.
Per il resto è un film molto ben fatto, lento quanto basta, raffinato, ben girato. Il regista è bravissimo nel far percepire la tensione, che si accumula lentamente, inesorabilmente.
Peccato che l'intreccio faccia acqua da tutte le parti. Ma va bene anche così.
7,5/10
musica appropriata: Case Studies, Passage me in the dark